Malattie autoimmuni, un'impronta digitale rivela qual è il trattamento migliore

I medicinali attualmente presenti sono efficaci solo nel 15% dei pazienti. Lo studio apre dunque le porte alla creazione di nuovi importanti bersagli farmacologici

Malattie autoimmuni, un'impronta digitale rivela qual è il trattamento migliore

La maggior parte delle malattie autoimmuni sono semplici da diagnosticare, ma difficili da trattare. Una nuova ricerca condotta dagli scienziati del Garvan Institute of Medical Research ha proposto di utilizzare l'impronta digitale delle cellule immunitarie al fine di identificare in maniera rapida quali sono i trattamenti efficaci per la patologia di cui si soffre. Per la precisione il team ha analizzato la genomica di oltre un milione di singole cellule immunitarie di circa mille pazienti sani. Lo studio, che è stato pubblicato su "Science", apre le porte allo sviluppo di nuovi farmaci.

La cura di alcune malattie autoimmuni si rivela parecchio complicata a causa della complessità del sistema immunitario e al fatto che lo stesso varia notevolmente da individuo a individuo. La ricerca in questione ha collegato geni specifici e tipi di cellule immunitarie alla patologia del soggetto preso in esame. Tra i disturbi figurano la sclerosi multipla, l'artrite reumatoide, la malattia infiammatoria intestinale, il diabete di tipo 1 e il morbo di Crohn.

Il profilo genetico di una singola persona, dunque, potrebbe essere utilizzato per mettere a punto trattamenti su misura. I dati dell'indagine suggeriscono, altresì, la potenziale creazione di nuovi e performanti bersagli farmacologici. Il sistema immunitario ha il compito di riconoscere e combattere le minacce esterne all'organismo. Le malattie autoimmuni insorgono nel momento in cui il sistema immunitario prende di mira le cellule sane del corpo. I medicinali attualmente presenti sono efficaci solo nel 15% dei pazienti.

Gli scienziati hanno preso in esame la genomica di oltre un milione di singole cellule immunitarie di circa mille soggetti sani. Sono state esplorate ben quattordici differenti tipologie di cellule immunitarie. Questo approccio individuale dipinge un quadro molto più chiaro rispetto agli studi precedenti che analizzavano le cellule combinate in un campione di sangue.

Con questo tipo di analisi, però, si osserva solo un segnale mediato, ma non si comprende ciò che accade nell'intera varietà di cellule immunitarie. Sfruttare l'impronta digitale è, invece, un importante passo avanti per la cura delle malattie autoimmuni che, secondo recenti statistiche, sono in aumento.

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