In tanti dopo esserci fatti male, in particolare al gomito, urliamo e subito sfreghiamo velocemente la zona. Proprio la reazione dello sfregamento può indurre a sentire meno il dolore. Grazie a un recente studio si è potuto giungere a questa conclusione. In buona sostanza, sfregare il gomito o il braccio in generale o anche la punta del piede dopo l'urto, spegne la risposta che il cervello solitamente mette in atto e il dolore non viene registrato.
La dottoressa Rebecca Böhme che ha condotto lo studio presso l'Università svedese di Linköping ha spiegato: "Sin da bambini molto piccoli, si apprende che i nostri genitori strofinano il punto quando ci facciamo male. Invecchiando, ci strofiniamo il gomito quando fa male istintivamente senza nemmeno pensarci. La nostra ricerca utilizzava stimoli scomodi anziché dolorosi, ma le prove suggeriscono che sfregare una parte dolorosa del corpo può funzionare riducendo l'attività nella parte somatosensoriale del cervello."
Durante lo studio, i ricercatori hanno esaminato 10 persone mandando loro 300 impulsi elettrici deboli tramite un elettrodo alla base del loro pollice. Gli impulsi non erano dolorosi ma ad alcuni hanno provocato movimenti involontari del pollice. A chi è stato chiesto di accarezzare il braccio durante lo stimolo degli impulsi, sono stati posizionati elettrodi sulla testa e si è registrato un ritardo nella registrazione della sensazione da parte del cervello.
Un altro gruppo di 17 persone è stato colpito con sottili bastoncini di plastica mentre si accarezzavano il braccio. In questo caso si è potuto notare che il bastoncino doveva essere premuto contro la pelle con una forza 100 volte superiore per far sentire loro il dolore. Inoltre, lo studio mette in risalto un altro aspetto: un partner o un amico che si strofina il braccio quando è ferito continuerà ugualmente a sentire male.
Questo ulteriore aspetto è stato studiato attraverso la risonanza magnetica. Si è visto che il loro cervello viene illuminato solo quando il loro braccio è accarezzato da altri. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Proceedings della National Academy of Sciences. Gli scienziati ritengono che il tocco di qualcun altro abbia un effetto maggiore perché siamo creature sociali che usano il tatto.
La dottoressa Böhme, infine, ha spiegato la differenza tra il toccarsi e l'essere toccati: "Abbiamo visto una netta differenza - ha riferito - tra l'essere toccati da qualcun altro e l'auto-tatto.
In quest'ultimo caso, l'attività in diverse parti del cervello è stata ridotta. Possiamo vedere la prova che questa differenza sorge già nel midollo spinale, prima che le percezioni vengano elaborate nel cervello."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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