«Per scegliere le sue scarpe la donna si muove in uno spazio assolutamente privato, intimo, quasi erotico. Una "chambre imaginaire", in cui l'eleganza senza tempo è fatta di leggerezza e seduzione». Francesco Russo, giovane ed estroso designer del marchio Sergio Rossi, con la sua quarta collezione conferma l'idea che vestire il piede femminile vuol dire interpretare «l'ossessione di concentrare in un oggetto tanti dettagli che lo caratterizzano».
S'ispira ai primi del '900, quando le donne si muovevano tra piume, frange, pellicce e strass. E punta deciso sulla decorazione. «É questo il comune denominatore delle mie ultime creazioni. C'è la ricerca appunto ossessiva sul texture, sui materiali, sugli ornamenti, tipica dell'inizio del secolo scorso».
Della sua idea della scarpa «fetish» e seducente Russo parla all'inaugurazione del nuovo showroom del marchio, a piazza di Spagna. Lo fa tra vetrine che espongono le decolletè-simbolo del brand con gli altissimi tacchi a stiletto, che sorretti dall'acciaio diventano spirali, si rivestono di strass, si trasformano in serpenti che s'avvolgono attorno alla caviglia. E poi i modelli spuntati, che lasciano intravedere le unghie; gli stivali aggressivi guarniti da microfrange in serie e, al posto d'onore, il sandalo da gladiatore, con tacco vertiginoso, la cui alta e multipla fasciatura fino a metà polpaccio lo trasforma quasi in uno stivaletto.
Una scarpa elegante, dall'anima misteriosa e antica, che con i suoi laccetti e cinturini sembra proprio un omaggio all'Urbe. «Sì - dice Russo -, il tacco alto, altissimo, dà un forte impeto seduttivo alla scarpa, ma non sono tra quelli convinti che la sua assenza sia negativa. Credo molto anche nei modelli bassi, in quelli piatti addirittura e ci sto lavorando molto».
Pugliese, formatosi all'Istituto Marangoni di Milano lo stilista ha perfezionato la sua esperienza professionale presso Miu Miu, Costume National e Yves Saint Laurent, prima di approdare nel 2008 al marchio del gruppo Gucci Group e diventare in poco tempo uno dei guru del settore. A Sergio Rossi ha subito impresso il suo carattere, lavorando alle scarpe come scultore, architetto, anche ingegnere.
La boutique di fronte alla Scalinata di Trinità dei monti è stata ripensata da lui e dallo studio di design Studioilse di Londra, con un tocco che sa di cinema e teatro. Sembra una scenografia, ispirata a leggendarie e sensuali star come Sophia Loren, Anita Ekberg, Monica Vitti. Il centro della scena lo occupa la scarpa, ma le quattro vetrine esprimono due anime del negozio. La prima è il «palcoscenico», che ricorda un boudoir dal grande specchio circolare, con giochi di luce, cubi liminosi per l'esposizione, tende beige drappeggiate dove le scarpe spiccano su piedistalli trasparenti e una dormeuse di velluto rosso. In contrasto la seconda anima, il «dietro le quinte», con un'atmosfera più buia e intima, ideale per il gioco della seduzione, tra alte tende blu, un enorme divano di velluto scuro sulla pelle di zebra, la poltrona "Ardea" di Carlo Mollino che invita l'ospite maschile ad aspettare e osservare.
Attorno a Russo si aggirano per il cocktail gli ospiti vip, curiosi delle scarpe-gioiello. Oltre l'architetto Ilse Crawford, il dirigente del Gruppo Gucci Alexis Babeau, i registi Luca Guadagnino e Ferdinando Cito Filomarino, le attrici Diane Fleri, Martina Codecasa, Marina Rocco, Claudia Zanella e il collega Luca Calvani.
Ma nella moda del Terzo Millennio, nasce prima la scarpa o prima il vestito? Russo è tentato, perchè il suo universo di calzature lo sente completo in sè, ma risponde: «Non è detto che una donna debba scegliere l'abito per intonarlo alle scarpe, ma certo le due cose si influenzano a vicenda, sono complementari. L'importante, è non sbagliare mai quel che si mette ai piedi».
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