In scena "La Passione" di Luzi scritta per la Via Crucis con Wojtyla

Ad affrontare il testo del poeta stasera sarà l'attore Sandro Lombardi. L'iniziativa è del Teatro Oscar

In scena "La Passione" di Luzi scritta per la Via Crucis con Wojtyla
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Oggi, alle ore 20,30, presso la Chiesa degli Angeli Custodi, in via Colletta 21, poco lontano da Porta Romana, su iniziativa del Teatro Oscar-Teatro degli Incamminati, Sandro Lombardi interpreta i versi di «La Passione», scritta da Mario Luzi, in occasione della Via Crucis, al Colosseo, presieduta da Giovanni Paolo II, per la Pasqua del 1999, un evento che ritorna, in forma di dono, alla città di Milano.

Accanto a Sandro Lombardi, si esibirà il Quartetto Vagus, un ensemble formato da giovani talenti provenienti dal Conservatorio di Milano: Carlos Gabriel Morguez violino, Tommaso Galindo Pacheco violino, Tommaso Malacalza viola, Edoardo Gariglio violoncello, già splendidi interpreti del repertorio cameristico. «La Passione» di Mario Luzi, e «Rappresentazione della Croce» di Giovanni Raboni, scritta un anno dopo, appartengono alla riscoperta di un genere che ebbe grande fortuna e che aveva vissuto una esaltante stagione tra il 1300 e il 1400. I due testi si inseriscono, autonomamente, in un itinerario che da «Annuncio a Maria» di Claudel, a «Assassinio nella cattedrale» di Eliot, a «Processo a Gesù» di Fabbri, arriva alla fine del secondo Novecento grazie a due dei nostri più grandi poeti del secolo scorso, durante il quale, abbiamo assistito a una serie di confluenze, di religiosità diverse, che hanno coinvolto registi internazionali, da Grotowski a Beck, Barba e Fo. Tutti attenti, loro, a ricercare, nel teatro delle origini, non solo tensioni spirituali, ma anche una diversa visione del sacro, o meglio, di quel rito perduto, nel quale convivono il simbolismo con l'ontologia, oltre che il desiderio di scoprire il mistero della fede, in uno spazio rituale che è anche lo spazio del teatro. Ricordo una versione della «Passione», firmata Lombardi-Tiezzi, al Duomo di Pienza, in cui si avvertiva in che modo il poeta avesse orchestrato il sistema ritmico includente una metrica che non sempre corrispondeva al metro. Luzi pensò a un testo di cui Gesù fosse l'unico agonista, al contrario di Raboni, che non ammise, in scena, la presenza di Cristo. Lo «Stazionemdrama» di Luzi segue, pertanto, la forma del monologo in una struttura formale che alterna i passi evangelici con una rilettura contemporanea. Il poeta immagina un dialogo tra Cristo e il Padre assente, rievocando tutti i momenti della Passione, con l'aggiunta di sue annotazioni che riguardano l'angoscia esistenziale, lo sgomento dinanzi alla tristezza dei tempi, l'incapacità di amare, anche perché, in nome dell'amore, si possono compiere empietà e soprusi. L'immagine che viene fuori è quella di un mondo brutale, dove tutti i giorni si uccide il divino che c'è in noi, così come fu ucciso il divino che c'era in Cristo.

In fondo, compiere omicidi rende l'uomo sempre più solo, più abbandonato, basterebbe avere fede per sfuggire la solitudine.

A base della Via Crucis di Luzi, c'è, proprio, l'assenza di fede, la voluttà del sacrificio, il solo che assolve i peccati del mondo e che permette la vittoria della vita sulla morte. Cristo è morto per la salvezza degli uomini, per ripristinare l'amore. Solo con la Passione e la Resurrezione ci si può liberare dalla lusinga del peccato.

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