Arrivederci, ma non addio. Michael Schumacher non torna in Formula 1, almeno per ora. Il tedesco non è in grado di scendere in pista, i problemi al collo glielo impediscono. Tra qualche mese, però, la situazione potrebbe cambiare. Il 40enne non se la sente di escludere l'ipotesi di una carriera-bis: «Dal punto di vista medico non ci saranno motivi per non partecipare più ad una gara di Formula 1», dice Schumi a Ginevra, nella conferenza stampa convocata per spiegare la decisione con cui ieri ha rinunciato a guidare la Ferrari F60 nel Gp d'Europa, in programma il 23 agosto a Valencia.
Schumi si presenta all'Intercontinental Hotel alle 14 in punto e si accomoda tra il suo medico di fiducia, il dottor Johannes Peil, e il suo manager Willy Weber. «È un momento triste per me, è molto difficile. Sono deluso, non ho preso questa decisione a cuor leggero», dice con un'espressione eloquente. L'incidente in moto, avvenuto a febbraio durante un test con un team tedesco di Superbike sul tracciato spagnolo di Cartagena, si è rivelato più grave del previsto. «Sono stato chiamato a sostituire Felipe Massa e l'ho fatto con motivazioni, entusiasmo e impegno. Purtroppo, non ho potuto portare a termine il progetto», ripete alternando risposte in tedesco e in inglese. La rinuncia è arrivata 24 ore fa. Magari, ipotizza qualcuno, gli esami avrebbero potuto evidenziare prima i problemi fisici. «Sin dall'inizio la comunicazione con la Ferrari è stata molto trasparente, ho sempre detto che l'assenso era condizionato da alcune verifiche. Solo quando si prova una monoposto di Formula 1 in pista si hanno certezze», dice Schumi, che il 31 luglio si è messo al volante di una F2007 sul tracciato del Mugello.
Lì, dopo l'euforia iniziale, la situazione ha cominciato a cambiare. «La Ferrari ed io eravamo d'accordo, ero pronto a sostituire Felipe.
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