Biologia, psicologia, neuroscienze, antropologia, chimica, arte, religione, tecnologia, primatologia, scanner, tomografie, saliva, magliette, animali domestici, amici, parenti, figli, Shakespeare, misticismo, amici... Quando si indaga l'amore bisogna ricorrere a tutte le frecce a disposizione. Non bastano mai, ma qualcosa ci svelano. È quello che fa Anna Machin, antropologa evoluzionista del dipartimento di Psicologia sperimentale dell'Università di Oxford, nel saggio Cosa sappiamo davvero sull'amore (Utet, pagg. 204, euro 24; in libreria dal 4 febbraio).
Professoressa Machin, perché un libro sull'amore, un tema così esplorato e allo stesso tempo complicato?
«Innanzitutto perché lo studio da vent'anni: ho imparato molto. E poi proprio perché è così complicato... Uno dei miei obiettivi è appunto mostrare quanto sia complesso, in particolare l'amore umano, che ha componenti sia biologiche, sia culturali, e perché sia al centro del nostro mondo».
Fra biologia e cultura, che cosa prevale?
«La biologia viene prima: ci evolviamo da lì e, senza il livello biologico, non ci sarebbe l'amore. L'elemento culturale viene dopo, come il linguaggio, la civiltà, la politica o la religione. Ma, in termini di esperienza umana, è difficile dire quale sia più importante fra i due: a volte il piano culturale è più influente di quello biologico, perché le regole sono molto potenti, soprattutto in alcune società».
L'amore, scrive, è «sopravvivenza».
«Sì. È il modo in cui l'evoluzione si assicura che portiamo avanti relazioni fondamentali dal punto di vista biologico: dobbiamo accoppiarci per mettere al mondo dei figli e poi dobbiamo accudirli, così che la specie sopravviva. I piccoli umani sono difficili da crescere, infatti abbiamo bisogno di partner, familiari, amici e figure professionali per farlo e, con tutte queste persone, dobbiamo cooperare; ma, a volte, le persone non sono facili...»
Insomma è un trucco?
«È una forma di corruzione biologica. Una ricompensa, per il fatto di compiere una attività così difficile come essere in relazione e cooperare con gli altri: perciò sviluppiamo una dipendenza chimica dall'amore».
Come si crea?
«Attraverso le beta-endorfine, gli elementi chimici dell'amore. L'ossitocina e la dopamina sono le basi chimiche dell'attrazione, le beta-endorfine invece alimentano le relazioni di lunga durata: per essere sicuri che si crei dipendenza, serve qualcosa di potente».
Le beta-endorfine lo sono?
«Sono un oppiaceo, come l'eroina. Quando siamo con qualcuno che amiamo, riceviamo una scarica di beta-endorfine e ci sentiamo calmi, sicuri, euforici. Quando ce ne allontaniamo, andiamo in astinenza da oppiacei, il che è fisiologicamente e psicologicamente doloroso; perciò ritorniamo dalla persona che amiamo, per un'altra dose. Anche quando cantiamo, balliamo, ci abbracciamo rilasciamo beta-endorfine».
Perciò questa dipendenza si crea anche attraverso altre relazioni?
«Assolutamente. Parliamo sempre di amore romantico, ma tutte le forme di amore umano ne sono una fonte: quello per i figli, per la famiglia, per gli amici, per i nostri animali... Le beta-endorfine sostengono tutte le forme di amore. Sono il collante della società: un collante molto potente, che aiuta a tenerci insieme, a livello biologico. L'amore è alla base della società: senza di esso, nessuno coopererebbe. Di più: non ci sarebbe la specie umana».
Che cos'è il «sincronismo fisiologico e comportamentale»?
«È il fenomeno al cuore dell'amore. Avviene quando tutti i meccanismi del corpo si sincronizzano con la persona che ami: replichi i comportamenti dell'altro; la temperatura corporea, la pressione e i battiti si sincronizzano; le attivazioni cerebrali e i livelli neurochimici sono gli stessi. In un certo senso, due persone diventano una sola, perché i loro corpi e le loro menti fanno esattamente la stessa cosa: è la definizione biologica di anima gemella. Sei legato alla persona che ami nel modo più stretto possibile».
È vero che l'amore fa bene alla salute?
«Sì, per vari motivi. Le persone con buone relazioni hanno più supporto pratico ed emotivo. E le beta-endorfine sostengono il sistema immunitario. Perciò l'amore è il fattore numero uno per la salute fisica e mentale, la felicità e la longevità».
Ci sono forme di amore sottovalutate?
«Sì. In Occidente siamo ossessionati dall'amore romantico e perciò trascuriamo altre forme di amore, altrettanto potenti e benefiche, come quello che ci lega agli amici o agli animali».
È sempre amore?
«Sì. È una relazione di attaccamento, come quelle fra umani. Ed è reciproca: ne abbiamo le prove, perché da un test con lo scanner è emerso come i cani amino gli umani in quanto tali, e non in quanto fonte di cibo».
L'amore vero è uno solo?
«La maggior parte degli animali è infedele. E anche la maggior parte degli umani... I sostenitori del poliamore affermano di poter amare più persone contemporaneamente. D'altra parte è possibile avere una relazione d'amore romantico a lungo termine, a qualsiasi età».
Come?
«Alcune persone sono predisposte dai geni. E, se si sono ricevute delle buone basi di attaccamento nell'infanzia, è più probabile riuscire ad avere queste relazioni e sviluppare le abilità necessarie a mantenerle».
Possiamo dire che esista una «scienza dell'amore»?
«Sì, esiste senz'altro. Non conosceremo mai tutto, dato che alcuni aspetti dell'amore sono soggettivi e non possono essere verificati, ma ogni anno scopriamo sempre di più. Comprendiamo la neuroscienza dell'amore, i geni a essa sottesi, quello che ci accade dal punto di vista fisiologico e, anche, molti aspetti psicologici dell'amore».
È abbastanza per comprenderlo?
«No... Ed è per questo che l'amore è un fenomeno così straordinario: ci sarà sempre qualcosa di inaccessibile. E questo vuol dire che resterà sempre una punta di magia».
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