Segano le sbarre e si calano con le lenzuola: in tre evadono dal carcere

La fuga nella notte. Tra gli evasi anche un ergastolano condannato per omicidio. Il Sappe denuncia: "Il sistema non regge più"

Segano le sbarre e si calano con le lenzuola: in tre evadono dal carcere

Proprio come nei film americani. Hanno segato le sbarre e si sono calati con le lenzuola. Poi via, la fuga. Tre detenuti sono evasi questa notte dal carcere di Favignana. Tra loro c'è anche un ergastolano: Adriano Avolese, originario di Pachino (Siracusa) e condannato per omicidio. Gli altri due sono di Vittoria (Ragusa): Giuseppe Scardino e Massimo Mangione che avrebbero dovuto finire di scontare la pena rispettivamente nel 2032 e nel 2037.

Dal penitenziario trapelano poche notizie. Ma la dinamica è certa: la fuga è avvenuta nella notte e i detenuti, dopo aver segato le sbarre della cella, hanno usato le lenzuola come funi. Sono già in corso le operazioni di polizia finalizzate a catturare gli evasi. I tre sono, infatti, definiti "detenuti di peso". Nel senso che hanno alle spalle reati gravissimi. Avolese ha 64 anni ed è stato, appunto, condannato all'ergastolo per un omicidio. Scardino, invece, ha 41 anni ed è stato condannato a 15 anni per rapine violente e il tentato omicidio di un poliziotto. Mangione, infine, di anni ne ha 37 ed è stato condannato a 12 anni perché considerato il complice di Scardino. "Nei primi sei mesi del 2017 si sono verificate, nelle carceri italiane - denuncia Lillo Navarra, segretario nazionale per la Sicilia del Sappe - sei evasioni da istituti penitenziari, diciassette evasioni da permessi premio e di necessità, undici da lavoro all'esterno, undici da semilibertà e ventuno mancati rientri di internati. Ma nel frattempo altre ve ne sono state". Numeri drammatici che la dicono lunga sulla condizione delle carceri italiane. Per il segretario generale del sindacato, Donato Capece, tutte queste evasioni hanno responsabilità ben precise: "Cercate i colletti bianchi. Ora bisogna catturare gli evasi ma il sistema penitenziario, per adulti e minori, non regge e si sta sgretolando ogni giorno di più".

In Italia si registra un numero di evasioni incredibili. E nelle ultime settimane la situazione è addirittura peggiorata, "La sicurezza interna delle carceri - continua Capece - è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto (che tengono fuori dalle celle, tutto il giorno, i detenuti a far nulla), dall'aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, dalla mancanza di personale, dal mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento". Il segretario generale del Sappe è netto nella denuncia: "Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso, e le costanti e continue evasioni ne sono la più evidente dimostrazione. Sono state tolte, ovunque, le sentinelle della polizia penitenziaria sulle mura di cinta delle carceri, e questo è gravissimo". E accusa apertamente il ministero della Giustizia: "Invece di intervenire concretamente con provvedimenti urgenti, pensa di mettere un bavaglio ai sindacati che danno notizia di quel che avviene in carcere, come ad esempio queste gravi aggressioni ai nostri poliziotti, diffidandoci dal darne notizie. Ma il carcere deve essere una casa di vetro, trasparente, perché non si deve nascondere nulla...".

In questi anni, sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali.

Mancano agenti di polizia penitenziaria e queste sono le conseguenze. "Chi ha la responsabilità di guidare il ministero della Giustizia -conclude Capece - si dovrebbe dimettere dopo tutti questi fallimenti".

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