«Questo viaggio è un momento importante, di solidarietà e di ricordo di quelle persone che hanno sofferto tanto in quel periodo: l'augurio a questi ragazzi in partenza è che rimangano anche «scioccati» da quello che vedranno e vivranno, affinchè gli rimanga dentro qualcosa poi da trasmettere alle persone che incontreranno quando torneranno a casa; oggi si sente molto parlare di violenza, di cose negative: allora il messaggio, anche se assai crudo, che riusciranno a percepire si trasformi in qualcosa di molto positivo per la vita futura». Con queste parole il capitano della Lazio, Tommaso Rocchi, ha voluto accompagnare e salutare, all'aeroporto di Fiumicino, la partenza per Auschwitz della presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, con i ragazzi delle due squadre juniores finaliste del Trofeo della Memoria, il Fiumicino ed il Futbol Club Roma.
Allo scalo romano l'altro testimonial della partenza del «Viaggio della Memoria» è stato l'attaccante brasiliano della Roma, Adriano. I due calciatori sono stati circondati dall'affetto dei giovani calciatori in partenza per Auschwitz, con richieste di foto ricordo ed autografi. Rocchi ed Adriano hanno anche autografato il libro donato ai ragazzi, «Dallo scudetto ad Auschwitz» di Matteo Marani, dedicato all'allenatore ebreo Arpad Weisz, a cui è stato intitolato il 5° Trofeo della Memoria, svoltosi dal 3 al 18 giugno scorsi, su iniziativa della Regione Lazio, sui campi di 32 squadre dilettantistiche.
Gli echi di quanto accaduto sugli spalti e fuori lo stadio Marassi per Italia-Serbia hanno poi dato spazio ad un messaggio finale sul senso di responsabilità nel calcio da parte di Rocchi: «Noi l'esempio dobbiamo darlo sia dentro che fuori dal campo - sottolinea Rocchi - anche ciò che è successo a Genova è stato un episodio negativo che va oltre il calcio, che si sposta su altre sedi: bisognerebbe riuscire ad avere quel lato umano che porti ad andare allo stadio, ad incitare la propria squadra, lasciando fuori cose che non c'entrano nulla».
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