Quasi 100 mila sterline - soldi pubblici - per politiche woke. L’ennesima bufera politica in Gran Bretagna riguarda un ente dedicato alla pole dance che mira ad aumentare il numero di performer appartenenti a minoranze etniche, trans e non binare. Un unico obiettivo: ”decolonizzare l’industria". Ed ecco migliaia di dollari delle tasse dei contribuenti.
La vicenda chiama in causa Blackstage Pole, realtà che si batte per una maggiore inclusione e che organizza eventi per “polers” che sono "persone di colore e persone di tutti i corpi e abilità, specialmente queer, trans, non binarie e/o prostitute". La tesi è spiegata bene dal Telegraph: l’industria della pole dance è troppo "alleata dei bianchi e delle non prostitute" ed esclude ballerini trans, curvy e LGBTQ+.
L’ente organizza spettacoli in cui le performer possono mostrare "la feroce precisione,il fascino sensuale, la sensualità sconfinata" e "l’espressione audace e sfacciata". Dal 2021 Blackstage Pole ha ricevuto una serie di sovvenzioni dell'Arts Council England per circa 90 mila sterline tramite il programma National Lottery Project Grants. Parecchio denaro se si pensa che diverse realtà come il Bristol Old Vic, il Northern Ballet e la Welsh National Opera devono fare i conti con pesanti tagli.
L’Arts Council England è finito nella bufera per i criteri utilizzati per distribuire i fondi pubblici. I critici hanno puntato il dito contro l’ossessione per l’inclusività e per settori di nicchia che alienano una grande fetta di pubblico. Alexander Adams, artista e storico dell'arte, e David Lee, direttore della rivista The Jackdaw, hanno chiesto la sua abolizione nel 2022. “Politicizzazione marcia e disprezzo per i contribuenti” il j’accuse dei due esperti. Il motivo è semplice: chi si occupa di spendere soldi pubblici dà priorità alle minoranze, dimenticando la maggioranza.
“I contribuenti che si aspettavano che i loro soldi andassero a sostegno delle arti probabilmente non avevano in mente gli striptease sovvenzionati” la bordata di Joanna Marchong, responsabile della campagna investigativa della TaxPayers’ Alliance: “Mentre i teatri storici e le compagnie di balletto affrontano tagli, centinaia di migliaia di sterline sono state spese per la ‘decolonizzazione’ della pole dance. L’Arts Council England dovrebbe finanziare progetti artistici meritevoli invece di attivismo di nicchia”.
L’integralismo woke è evidente. Lo spettacolo organizzato da Blackstage Pole in programma ad aprile ha il tema “Audacia”: “Un argomento che consolida il coraggio di mostrarci ‘audacemente’ come noi stessi e presentare la nostra eredità razzializzata, in un mondo e in un'industria che da tempo fingono che le ballerine di lap dance di colore, che sono anche LGBTQIA+, taglie forti, disabili, a basso reddito e/o lavoratrici del sesso, non contino e non esistano”.
Fondata nel 2020, la Blackstage Pole è nota per la sua politica di tolleranza zero nei confronti di "razzismo, transfobia, prostitutefobia, misoginia, abilismo, classismo, omofobia, bifobia, grassofobia, discriminazione per età o altri comportamenti discriminatori". Non dovrebbe mancare nulla…- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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