Ancora una volta la tv attinge a fatti realmente accaduti. E, oggi, non è raro un espediente del genere per raccontare il mondo che stiamo vivendo attraverso storie che hanno lasciato un’impronta nell’immaginario di tutti. Lo abbiamo visto di recente, ad esempio, con Dahmer che ha messo in scena la vita del celebre serial killer di Milwaukee, oppure con l’ascesa e la discesa di Boris Johnson in This England. Con Munich Games, invece, miniserie di Sky disponibile in Italia dal 5 ottobre, la narrazione rievoca il drammatico attentato terroristico che è avvenuto durante le Olimpiadi di Monaco nel lontano 1972. Non una ricostruzione né tanto meno una celebrazione delle vittime, ma più che altro una serie che riflette sui problemi del passato che, purtroppo, sono ancora radicati nel presente.
La serie è ambientata ai giorni nostri, in un turbolento 2022 e a cinquant’anni esatti dai giochi e dall’attentato e, la minaccia di un nuovo attacco terroristico, mette in moto i servizi segreti tedeschi e palestinesi. Azione, inganni e sotterfugi sono i punti forti di Munich Games e, allo stesso tempo, lo show riflette sul nostro presente senza dimenticare le atrocità avvenute mezzo secolo fa, con l’intenzione di lasciare accesa una speranza per un mondo più coeso. Da vedere anche solo per perdersi nell’immagine di una Monaco cupa e cosmopolita.
Un thriller politico mozzafiato
C’è grande fermento nella città di Monaco di Baviera. Per ricordare le vittime e il tragico attentato che nel 1972 ha segnato le Olimpiadi, proprio in quei stessi luoghi si è organizzata una partita di calcio celebrativa tra la nazionale di Tel Aviv e una squadra del posto. Una partita simbolica proprio per cercare di sancire e fortificare la pace tra le due culture. C’è molta tenzione e i servizi segreti sono in allerta. La situazione si complica nel momento in cui Oren, agente del Mossad di stanza a Berlino, intercetta un messaggio nel dark web che fa intuire come alcuni estremisti potrebbero cercare di ripetere lo stesso attacco terroristico proprio durante la partita. L’uomo denuncia l’accaduto ai suoi superiori e subito partono le indagini. Oren si troverà a collaborare insieme a Maria, un’agente della polizia tedesca di origini libanesi con una storia personale molto travagliata e complessa. Oren e Maria però non riescono a trovare un compromesso per svolgere la loro missione, soprattutto perché, almeno all’inizio non conduce a nessun risultato. Fino a quando non c’è un colpo di scena.
Due culture che si incontrano
È una serie di buona fattura quella di Munich Games. Grazie a un canovaccio molto semplice (e già abusato in altre produzioni simili), la storia riesce a convincere per un racconto incisivo, torbido e di ottima fattura, che miscela il thriller all’introspezione personale in una mix accattivante. Ma, oltre a ricordare la tragedia di un attentato terroristico, Munich Games non fa altro che riflettere sulla difficile convivenza tra la cultura israeliana e libanese, da sempre in conflitto su temi sociali, politici, civili e di religione. E, in un certo qual modo, questo conflitto rivive nel rapporto che si va a creare tra Oren e Maria. Il primo è un uomo tormentato che gioca d’astuzia e a cui piace muoversi nel sottobosco di internet e usando, a volte, anche pratiche per nulla legali. Maria, invece, è una donna tutto d’un pezzo che non dimentica le sue origini ma, allo stesso tempo, è una persona che causa forza maggiore si è adattata al "lifestyle" europeo. Due culture che si scontrano, costrette però a deporre l’ascia di guerra per un bene comune. Entrambi sono personaggi complessi e hanno un temperamento così diverso che è impossibile trovare un punto di congiunzione, ma per evitare una strage, è più che giusto cercare di dimenticare i conflitti interni delle proprie culture di origini.
Una serie che riflette sui conflitti religiosi di ieri e di oggi
E Munich Games funziona proprio per questo motivo. È un thriller politico dove tutto è possibile e dove il nemico si insinua ovunque, ma più che altro, è una storia che mette in scena un racconto moderno e che riflette su i conflitti tra la cultura libanese e quella israeliana. Un conflitto che si nota molto chiaramente nel rapporto tra Maria e Oren. Lei integerrima, schiva e che non scende a compressi. Lui ordinario, disposto a tutto pur di portare a termine il suo compito, anche a utilizzare pratiche per nulla convenzionali. E la guerra tra le due culture è tutta qui, nel volto di un uomo e di una donna che lottano insieme (nonostante tutto) per evitare che un attentato possa accendere i riflettori su un conflitto, di fatto, mai sopito.
La storia oltre la fiction: cosa è accaduto alle Olimpiadi di Monaco?
Al di là della rilettura di un eterno conflitto sociale e religioso, Munich Games vuole rendere omaggio alle vittime che sono morte durante l’attentato terroristico del 1972. E infatti, la serie fa capire come tra Palestina e Israele le cose non siano affatto cambiate nell’arco di 50 anni. All’epoca è stato scelto di organizzare le Olimpiadi in Germania proprio per celebrare la vittoria contro il nazismo. Le cose, però, sono andate in maniera diversa. Sono morte 11 persone della squadra israeliana per mano di un gruppo di palestinesi chiamato "Settembre Nero". Tutto è avvenuto il 5 settembre del ’72 quando un commando ha fatto irruzione nel villaggio olimpico e ha preso in ostaggio atleti e allenatori. Una serie di errori causati dalla polizia tedesca ha portato alla strage. Per cercare di ovviare alla situazione ci furono delle scuse ufficiali da parte delle autorità e di risarcire le vittime come "gesto umanitario", facendo in modo che i tedeschi non ammettessero alcuna responsabilità. Negli anni si è arrivato a 4,6 milioni di euro, ancora lontani dalla cifra richiesta dai familiari, fino a quando il 31 agosto 2022 le due parti hanno raggiunto un accordo per 28 milioni di euro. Berlino, alla fine, ha riconosciuto la sua "responsabilità e le terribili sofferenze delle persone uccise e dei loro parenti".
Perché vedere la serie tv
Munich Games non è una serie adatta a tutti. È sì un thriller politico ma agisce a “scoppio ritardato”. Si prende i suoi tempi e analizza la storia da due punti di vista differenti.
Piace a chi è in cerca di uno spy-drama carico di tensione e chi, invece, cerca una storia dai risvolti politici e sociali. Da vedere perché si ricorda una tragedia umanitaria e si celebra un mondo che – si spera – abbia finalmente cambiato il suo punto di vista sulle altre culture.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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