Così This England racconta l'ascesa e la discesa di Boris Johnson

Su Sky c'è la miniserie che racconta la città di Londra ai tempi del Covid e della crisi post-Brexit. Al centro della storia c'è la ricostruzione dell'operato di Boris Johnson

Così This England racconta l'ascesa e la discesa di Boris Johnson

Il mondo come lo abbiamo conosciuto non esiste più. Questo è un dato di fatto. Dal momento in cui il Covid-19 è entrato nelle nostre vite niente è stato più lo stesso. Da quel primo lockdown sono trascorsi più di due anni, ma nonostante i vaccini e le precauzioni, la situazione è ancora instabile. Due anni dopo l’Italia come il resto del mondo sta ancora facendo i conti con la crisi scatenata dalla pandemia. Rivivere quei momenti non è affatto facile e, forse, anche prematuro. Eppure in tv c’è chi sente il bisogno di raccontare una triste pagina della nostra storia contemporanea. Dopo gli esempi di Grey's Anatomy in cui tutta la stagione 17 è stata costruita attorno alla pandemia, come la stagione 3 di New Amsterdam o come L'amore al tempo del Corona che ha raccontato le implicazioni del lockdowd sulla gente comune, ci ha provato anche This England. E' un miniserie inglese che è in onda dal 30 settembre in Italia su NowTv, e che ha aperto una finestra su quello che è accaduto a Londra dalla fine del 2019 fino allo scoppio della pandemia. La storia viene riletta, però, attraverso lo sguardo di Boris Johnson, ex primo ministro del governo inglese e membro del partito conservatore, proprio durante le fasi più accese del contagio.

Sei gli episodi per This England che in Italia sono disponibili tutti i venerdì per tre settimane. Una storia arguta, ansiogena, crudele, puntuale e precisa. Più che altro, la serie vuole raccontare la vita del primo ministro Johnson, scovando l’uomo che c’è dietro il politico. Merita di essere vista? Dipende dalle prospettive.

La Londra di Johnson dopo la "caduta" di Theresa May

Immagini frenetiche. Una voce fuori campo che racconta il caos che si respira alla Camera dei Lord. Theresa May che esce sconfitta da un confronto. La voce di Boris Johnson che echeggia trionfante. A Londra si respira aria di cambiamenti. O almeno così si crede. A fine 2019, con la vittoria in tasca del referendum a favore della Brexit, Johnson cerca di vincere le elezioni da primo ministro con una campagna elettorale senza precedenti. Arriva al numero 10 di Downing Street immaginando un 2020 carico di successi politici e personali. Ma, le cose prendono una piega diversa. Con un’infezione sconosciuta che arriva dalla Cina, l’Inghilterra e tutta l’Europa è in allerta. Dapprima si minimizza sulla problematica, poi quando si manifestano i primi contagi anche a Londra, comincia a scattare la paura. E di fronte a una condizione così instabile, persino un leader come Johnson intuisce di dover porre un rimedio. I numeri dei contagi crescono, come quelli dei morti, e nello stesso tempo, si incomiano a intravedere tutte le criticità del sistema sanitario inglese che crolla causa forza maggiore di fronte a un nemico insidioso. Non solo, crolla anche il castello di Boris che, convinto di voler agire senza seguire la linea dell’Europa, alla fine è costretto raddrizzare il tiro, proclamando un lockdown anche in tutta l''Inghilterra.

Kenneth Branagh nelle vesti dell’ex primo ministro

Una storia esile e senza mordente, nonostante si focalizzi su una pagina di storia molto importante e ancora in atto. This Englad cade vittima di una narrazione discontinua, senz’anima, che non aggiunge nulla a quello che abbiamo vissuto poco meno di due anni fa. A far brillare quest’algida ricostruzione è Kenneth Branagh. L’attore britannico, ma originario di Belfast, indossa (letteralmente) i panni dell’ex primo ministro proponendo una versione umana di Johnson, cercando di raccontare l'uomo e non il politico. Branagh ne riproduce alla perfezione il tono della voce, le movenze, lo sguardo acceso, i suoi modi di fare "scostanti" e poco "british". L'attore riesce in un’impresa quasi impossibile, tanto da regalare al suo personaggio un tratto umano che in pochi hanno avuto modo di conoscere. Inoltre, all’immagine del primo ministro c’è la caratterizzazione di un uomo che si è trovato a gestire una situazione molto più grande di lui.

Il Covid, la Brexit e la crisi dei consensi

Da This England traspare un’immagine sincera e non troppo distante dalle notizie che sono trapelate sui giornali. Il 2020, che per tutti era visto come l’anno della rinascita, non ha fatto altro che rivelarsi come il peggiore di tutti i tempi. La pandemia, la crisi economica, la poca stabilità politica, le difficoltà legate alla Brexit hanno messo in moto in Inghilterra una serie di situazioni che hanno fatto emergere un’insoddisfazione latente da parte della gente comune di fronte a un problema gravissimo e che – nessuno– è riuscito veramente a tenere sotto controllo. La serie, ora disponibile su Sky, è questo che vuole raccontare. Ovvero: quanto può essere difficile per un politico restare al fianco di un popolo senza cancellare a fin di bene i diritti e i doveri del singolo cittadino?

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Una ricostruzione necessaria?

A oggi, parlare di Covid e di crisi politica è quasi anacronistico, dato che la situazione non è ancora finita e ci sono troppi nodi da sbrogliare. Non è affatto positivo elaborare così presto in tv una ricostruzione sulle vicende innescate dal Covid. Infatti da This England traspare una visione poco aderente alla realtà. Non si punta al fattore umano del problema, ma più che altro si analizzano i fatti, i dati e le implicazioni sociali senza un vero filo conduttore. Non è altro che una rappresentazione fredda e distante di ciò che è accaduto.

Il politico che amava Shakesperare

Al di là della fiction, chi era il vero Boris Johnson? È stato per due anni al timone del Paese come primo ministro ma, prima di lanciarsi in politica, prima ancora di guidare il partito conservatore e prima di ricoprire la carica di sindaco di Londra nel 2008, è stato un giornalista. Amante della letteratura classica, soprattutto di Shakespeare, Boris ha lavorato per le testate più influenti del Regno Unito. Sul Times, arrivato grazie ad amici di famiglia, ha lavorato per poco tempo negli anni ’80, licenziato poi per uno scandalo fondato su una fake news. È tornato in auge una volta che ha cominciato a lavorare per il Telegraph e lì è stato notato dalla Thatcher. Poi è passato su GQ e per lo Spectator. Ha lasciato la sua carriera quando nel 2001 quando è entrato nel parlamento britannico grazie al collegio di Hensley (situato nell’Oxfordshire). Da lì in poi è cominciata la sua scalata verso le alte cariche. Da sempre ha avuto un carattere fuori dagli schemi e un modo bizzarro di proporsi al suo elettorato.

Cosa resta dell’era di Boris Johnson

Solo per due anni il primo ministro ha guidato il Paese. Costretto a dimettersi dopo il caos scoppiato a causa di un party durante il duro regine di lockdown, ora alla guida del Paese c’è Liz Truss che come Johnson, fa parte del partito Conservatore.

Londra torna ad avere una leader donna a pochi anni dalla disfatta di Theresa May. È in carica dal 6 settembre scorso e, poco dopo, ha già dovuto affrontare la prima crisi del suo mandato, annunciando la morte dell’amata regina Elisabetta II.

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