Come arrivarono al potere Hitler e Stalin? È un thriller

Un romanzo atipico di Bertetto fonde una trama solida a parti saggistiche: il risultato? Sorprendente

Come arrivarono al potere Hitler e Stalin? È un thriller

Nel romanzo italiano di oggi, c'è molto ego, autobiografia, lamento sociale, ma latitano del tutto le idee. È come se lo scrittore pensasse di doversi avviluppare intorno a se stesso, alle proprie private passioni, quando va bene, se no alle proprie crisi, alle proprie patologie, alle proprie origini familiari, alle proprie esperienze lavorative. Prendete i finalisti dello Strega di quest'anno: quasi tutti raccontano nei loro romanzi se stessi, quando direttamente, in specie diverse di autobiografie, quando per interposta persona. Un grande assente è il meraviglioso: ciò che irrompe nella vita ordinaria e ne sottolinea la bellezza e il mistero. Un altro grande assente è il destino, quello nostro privato e quello della nostra civiltà.

Così, mentre leggiucchiavo i romanzi dello Strega, baciati da una fortuna mediatica formidabile, e inversamente proporzionale al loro reale incidere sulla società che li esprime, mi ha fatto un gran piacere imbattermi in un libro rimasto sino ad oggi in un cono d'ombra totale, il romanzo di un intellettuale, Paolo Bertetto, professore di Analisi del film all'Università della Sapienza di Roma, torinese cosmopolita, autore sin qui di due noir, uno dei quali, ambientato a Nizza, ricordo di aver letto con un certo gusto. Il romanzo in questione si intitola Odio senza fine (Mimesis editore, pagg. 537, euro 36,00), ed ha come sfondo gli anni Trenta in una Europa sconvolta dalla affermazione del nazismo di Hitler in Germania e dello stalinismo in Russia, Nel romanzo, molti personaggi incrociano le loro storie, e l'autore dosa il materiale narrativo con particolare abilità, Ogni volta che riaprivo il libro, provavo il piacere di venire orientato tra i sentieri che si intersecavano e su cui i protagonisti si muovevano, Non c'è una voce preponderante: certo si staglia molto la figura di Annelore Lutzer, giornalista indipendente che sta cercando di scrivere un servizio esplosivo sulla giovinezza del Führer, e che in seguito, in esilio a Parigi, viene in contatto con Olga Shatun, psichiatra a Zurigo di origine armena, in possesso di notizie scottanti e sconvolgenti sulle origini di Stalin. E poi la figura di Ferdy Krughman, giornalista culturale dalla vita familiare e amorosa dissestata che pagherà un conto terribile al nazismo in ascesa, Gherard Denner, poeta di prestigio che scrive sulla decomposizione dell'io occidentale, Franz Farner, un giovane senzatetto che cercherà di riscattare la sua miseria entrando a far parte delle SA. Si incroceranno le storie di Karl Kurstock, assassino seriale, e della povera ballerina e prostituta Frieda Runnert, e, su un livello sociale più alto, quella amorosa di Rebekka Steiner in Israel, emancipata ebrea triestina e del violinista Aaron Goldschmidt. Non mancano ufficiali delle SS e dirigenti dei servizi segreti sovietici. Il piacere del romanzesco è assicurato. Ma non è fine a se stesso: il tema è quello di come due egocentrici, paranoici, depravati tiranni, volontari fomentatori di odio assoluto, abbiano potuto prendere e tenere il potere in due civilissimi paesi d'Europa. Ci sono pagine saggistiche intercalate a quelle narrative, Uno di questi inserti si intitola «Lotta di classe, odio e sadismo». E si interroga su come per spiegarsi il nazismo e il comunismo stalinista non bastino gli strumenti della storia, della lotta di classe, su come bisogna ricorrere a fattori psichici, eguali in due dittatori così diversi sotto il profilo politico. Sadismo, eliminazione dei più stretti collaboratori, arbitrio assoluto, scatenamento di ondate di odio finalizzato alla distruzione del diverso, che nel nazismo porterà all'orrore dell'Olocausto. Stalin, personalità dissociata e doppiogiochista, in giovinezza agente segreto della polizia dello Zar prima di diventare comunista, ammira Hitler e lo imita in una prima fase. Poi contribuirà in maniere determinante a sconfiggerlo, e da lì la sua salvezza storica, prima della destalinizzazione. Il romanzo contiene anche molto altro. Leggetelo.

E non lasciatevi inquietare dalla copertina, dove è ritratto un ragazzino con i capelli spioventi su una parte della fronte, gli occhi accesi, l'espressione infelice: non è scritto da nessuna parte, ma io penso che sia una foto di Hitler bambino. Possibile che anche il peggior criminale della storia abbia avuto diritto a un fugace momento di innocenza?

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