È il “day after” al Festival di Sanremo. Il giorno dopo, in cui tutti camminano ad un metro da terra. Grandi sorrisi, strette di mano, pacche sulle spalle e simpatiche gag per scaricare la tensione. E i numeri parlano chiaro: questo Festival è stato un successo. Anzi, un successone.
"Con il 48.64% share #Sanremo2015 è il Festival della canzone italiana più visto negli ultimi 10 anni (dal 2006 ad oggi)", ha annunciato su Twitter il direttore di Raiuno Giancarlo Leone. La media complessiva delle serate in valori assoluti è stata di 10 milioni 837 mila telespettatori. Ed anche in termini economici le cose sono andate piuttosto bene. "Il Festival ha avuto un costo di 15,7 milioni di euro, i ricavi pubblicitari netti sono stati pari a 21 milioni a cui si aggiungono i 700 mila euro di incasso dalla vendita dei biglietti. Il saldo attivo della Rai è così di 6 milioni di euro"- ha dichiarato Leone in conferenza stampa. E il dg della Rai, Luigi Gubitosi, si affretta a chiamare il conduttore Carlo Conti per complimentarsi. Un bel pensierio in meno per il numero uno di viale Mazzini che, almeno quest’anno, non dovrà pensare al Festival come una voce negativa del bilancio di fine anno. Insomma, tutto bene quel che finisce bene, si usa dire. Oltre le piccole polemiche che hanno condito un Festival davvero “francescano”, il risultato è stato ottimo, bisogna ammetterlo.
Ma ci sarebbero un paio di cose da sottolineare. Questo Sanremo ci ha gettati nel girone infernale della comicità italiana. Una Caporetto della risata da cui si sono salvati Luca e Paolo, Virginia Raffaele e un Rocco Tanica molto incline allo scivolone (vedi "er barbetta" riferito a Conchita Wurst). Alessandro Siani un po’ avvilente e scontato (sul palco per promuovere il suo nuovo film attualmente in programmazione nelle sale italiane), disastroso Pintus (anche lui in promozione) e un Cirilli davvero imbarazzante. Poi arriva Giorgio Panariello che vestito da Renato Zero (per l’ennesima volta) non lasciava certo ben sperare. E, infatti, arriva il monologo pseudo-politico con una punta di ode alla giustizia che è come il nero: va con tutto.
Chissà in quanti avranno notato il minimo comun denominatore degli ospiti dell’Ariston: sicuramente, tutti, ma davvero tutti, erano lì per promuovere film, nuovi spettacoli o album. Insomma, il Festival di "San Carlo", ma anche di "San Marchetta". Ovviamente la spending review, che ha pesato sul budget della kermesse, ha fatto la sua parte e, si sa, un ospite che deve promuovere un suo prodotto costa molto, ma molto, meno. Però, ci sono anche i poveri telespettatori che, già provati da comici che non facevano ridere, si sono dovuti sorbire anche il prossimo calendario di debutti cinematografici, discografici e teatrali.
La marchetta compulsiva (poteva mancare quella ad Expo 2015? Mai) è la vera vincitrice di un Festival gradevole con un ottimo Carlo Conti che, quasi sicuramente, bisserà in prossimo anno. Sperando che nel 2016 gli ospiti non dovranno pagarsela da soli l’ospitata sul palco dell’Ariston.
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