Le foibe negli occhi disperati di Norma

Arriva "Red Land", il primo vero film sul dramma istriano dopo l'armistizio del '43

Le foibe negli occhi disperati di Norma

I polsi legati con il filo di ferro e le mani insanguinate protese verso l'alto, che cercano la luce nel buio della foiba è l'immagine che apre e chiude il film su Norma Cossetto. Nelle sale cinematografiche dal 15 novembre, Red Land - Rosso Istria, è il pugno nello stomaco che dopo 70 anni rompe un tabù politico e culturale.

Nel 1943 Norma, giovane studentessa universitaria, non ha mai fatto del male ad una mosca, ma è figlia di un podestà nel cuore dell'Istria. Gli aguzzini con la stella rossa del maresciallo Tito la stuprano in 17 per poi scaraventarla in una foiba durante la prima ondata di pulizia etnica contro gli italiani dopo l'8 settembre. Geraldine, una delle figlie di Chaplin, interpreta un'amica d'infanzia e da il via alla storia portando ai giorni nostri la nipote al Magazzino 18 nel vecchio porto di Trieste, dove gli esuli in fuga dall'Istria dopo il 1945 hanno abbandonato le loro masserizie.

La vivace Selene Gandini è una radiosa Norma amante della vita, degli studi a Padova e della sua Istria insanguinata dalla guerra. Occhi azzurri intensi, capelli riccioluti e rossicci viene subito arrestata dai partigiani che occupano Visinada, il suo paese. Durante l'interrogatorio nella stazione dei carabinieri con la bandiera jugoslava dipinta sul muro dai titini la giovane istriana tira fuori le unghie e non si piega al nuovo ordine.

Franco Nero è il professore, figura di riferimento per la comunità degli italiani e mentore di Norma, che con un monologo magistrale sfida Mate, lo spietato comandante dei partigiani: «Fascisti, comunisti? Siamo tutti noi».

Rosso Istria, presentato ieri a Roma, è una produzione di Venice film con l'aiuto della regione Veneto, delle associazioni degli esuli, di molti imprenditori, ma non dello Stato. Il film non si concentra solo sul destino segnato e tragico di Norma, ma pure sull'amica del cuore che passa con i partigiani, come l'ex fidanzato. Sugli slavi che aderiscono alla causa di Tito e quelli che tentennano e sono brutalmente massacrati. Sul prete del paese, che tenta di mediare, ma viene impiccato alle corde della campana.

Rosso Istria è uno spaccato del caos seguito all'8 settembre, che ha come apice lo stupro di gruppo della povera vittima italiana. La scena è terribile, ma il giovane regista, Maximiliano Hernando Bruno, fa «sdoppiare» Norma, che osserva la scena dal di fuori come se volesse dire «possedete il mio corpo, ma la mia anima non l'avrete mai». Alla fine le truppe tedesche riconquistano l'Istria con il ferro e con il fuoco. I partigiani in fuga non vogliono lasciare tracce e la giovane istriana viene incolonnata assieme agli altri prigionieri italiani verso l'ultima tappa del calvario.

Per la prima volta in un film viene ricostruito l'infoibamento con le vittime legate una all'altra.

I carnefici sparano un colpo in testa al primo condannato sull'orlo dell'abisso, che trascina gli altri nella foiba di Surani, «la porta dell'inferno». L'ultima è Norma, la martire istriana, scaraventata nel buco nero ancora viva.

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