I cowboy neozelandesi dal volto troppo umano

I fratelli Phil e George non potrebbero essere più diversi. Spaccone, bullo e autoritario il primo, sensibile e desideroso di costruire una famiglia il secondo

I cowboy neozelandesi dal volto troppo umano

I fratelli Phil e George non potrebbero essere più diversi. Spaccone, bullo e autoritario il primo, sensibile e desideroso di costruire una famiglia il secondo. E nel ranch del Montana anni Venti l'equilibrio va in tilt proprio quando George sposa la vedova Rose e Phil stuzzica la donna, deridendone pure il figlio Peter, un altro con qualche turba alle spalle, visto che gioca con l'hula hoop e plasma fiori di carta. Passatempo tutt'altro che proprio di un cowboy macho come Phil Burbanks si augurerebbe. Il quartetto insomma è chiaro. Spiccio e sbrigativo il rude Phil, un sentimentalone «Fatso» George, icona di malinconia lei e imberbe ingenuo il ragazzo. Tutto all'ombra di un quarto uomo, l'assente Bronco Henry, mentore del mandriano che tenta di insegnare al giovane l'arte di cavalcare e i segreti della prateria. E il film sta tutto qui, anche se il finale riserva un colpo di coda che richiede una buona dose di pazienza allo spettatore per potervi arrivare. Il film supera le due ore e punta tutto sul lirismo iconografico di sequenze certamente affascinanti benché in larga parte false. Il Montana in questione è in realtà la Nuova Zelanda della regista Jane Campion, che sembra specchiarsi un po' narcisisticamente nelle bellezze naturali da apprezzare con l'ausilio di una certa fantasia, perché il profilo delle montagne che dovrebbero ricordare i lineamenti di un cane con la mascella aperta appare davvero forzato. E allora non resta che tentare di identificarsi con qualcuno dei personaggi, che tuttavia non finiscono di convincere pienamente. Kirsten Dunst vive trasognata la vita che sembra non appartenerle, Jesse Plemons è carente di personalità, Benedict Cumberbatch è da prendere a sberle e il ragazzo è un bamboccione. Un'alchimia recitativa che, inspiegabilmente, funziona anche se il film marcia sul posto.

Stenta cioè a compiere passi avanti, se non pochi e lenti, al punto che sembra che manchi sempre qualcosa. Chi lo perde in sala, può recuperarlo dall'1 dicembre su Netflix, magari dopo aver letto il romanzo di Thomas Savage.

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