Joss Stone è stata espulsa dall’Iran a poche ore dal suo arrivo nel Paese asiatico. La giovane regina del soul era appena sbarcata a Teheran per l’ultima tappa del suo Total World Tour, una serie di concerti che l’hanno portata in vari punti dell’Africa e del mondo arabo come il Burundi, il Sudan, la Libia, l’Afghanistan, l’Arabia Saudita e lo Yemen.
Dal sul profilo Instagram, la cantante ha fatto sapere che la data in Iran è stata annullata e che lei e il suo staff sono stati fatti salire su un aereo diretto all’isola di Kish, nel Golfo Persico. In un video successivo, la Stone ha spiegato cos’è successo. La musica in Iran, tra permessi e divieti, è ancora soggetta a diverse limitazioni nelle esibizioni in pubblico, specie se riguardano le cantanti: le donne non possono cantare come soliste ma solo in coro oppure per un pubblico soltanto femminile o in un evento privato. Lei è incappata in una di queste proibizioni.
“Eravamo consapevoli – dice la cantante su Instagram – che non poteva essere un concerto pubblico perché sono una donna e ciò è illegale in questo Paese. Personalmente non mi piace l’idea di finire in una prigione iraniana, né cerco di cambiare la politica dei paesi che visito, né voglio mettere in pericolo altre persone. Comunque, sembra che le autorità non credono che non faremo un concerto pubblico così ci hanno inserito in quella che chiamano la ‘Black List’, come abbiamo scoperto quando ci siamo presentati alla sala dell’immigrazione”.
Joss Stone: “Sono molto dispiaciuta e turbata”
Nel video, Joss Stone assolve il personale e le autorità dell’aeroporto e riconosce le colpe del proprio staff organizzativo. “Dopo lunghe discussioni con le persone più amichevoli, graziose e accoglienti dell’immigrazione – spiega la popstar – hanno deciso di trattenerci per la notte e di deportarci la mattina. Naturalmente sono molto dispiaciuta e turbata. Così vicino eppure così lontano, questo momento ha spezzato un pezzo del mio cuore. Poi ho capito il lato positivo”.
“Ho raccontato loro la mia storia – aggiunge la Stone – e spiegato la mia missione: portare buone sensazioni con ciò che ho da dare e mostrare a chi vuole guardare i lati positivi del nostro globo. Il tutto con la consapevolezza che la performance pubblica non era un’opzione in questo contesto. Devo ancora continuare a camminare per raggiungere questo obiettivo. E naturalmente la musica è il mio autista. Ma ciò non significa che dobbiamo contravvenire alle leggi. C’è musica ovunque. Anche qui, dobbiamo solo rispettare le regole e loro devono credere che lo faremo. È questione di fiducia”.
“Sono stati tutti molto gentili con noi – confessa la cantante – e a un certo punto ho iniziato a pormi delle domande. La domanda mi ronzava nella testa: ci stavano attirando con questo falso senso di sicurezza per farci entrare tranquillamente e senza drammi nelle loro celle? No, queste persone sono davvero gentili, si sentivano in colpa per non poter derogare il loro sistema. Non parlavano bene l’inglese, così il traduttore Mohamed, che è chiaramente una persona adorabile, ha trasmesso il messaggio che speravano di ascoltare: saremmo andati all’ambasciata per sistemare tutto e poi saremmo tornati. In fondo ci stavano negando l’ingresso in Iran dispiaciuti e con la morte nel cuore”.
“Dopo che Mo se n’è andato – conclude Joss – gli agenti continuavano a scusarsi.
Ci hanno chiesto scusa per tutta questa storia e hanno continuato a scusarsi finché non siamo saliti sull’aereo su cui ci stavano mandando via. Eravamo noi che avremmo dovuto scusarci per non avere corretto i nostri permessi”.
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