La legge Bacchelli per Aldo Nove poeta, narratore e sceneggiatore

Sostegno economico per l'autore di "Woobinda", "Maria" e "La vita oscena"

La legge Bacchelli per Aldo Nove poeta, narratore e sceneggiatore

Ha iniziato da poeta, e spesso accade, ai poeti, di avere a che fare con la povertà. Ma Aldo Nove ha fatto di più: ha raccontato un mondo, il nostro, in cui il materialismo ci ha trascinato a fondo, ci ha reso quei cinici che siamo, ci ha trasformato in ostaggi del consumismo e delle merci; merci che diventano, a loro volta, oggetti mostruosi, che hanno perso l'aura benjaminiana e hanno acquisito un'ombra oscura, che ci divora, e rende tremendo ogni istante.

E ora, a quasi 55 anni, lo Stato gli ha assegnato il sussidio per gli artisti, deliberando, su proposta del premier Mario Draghi, la concessione della famosa legge Bacchelli (la numero 440 dell'8 agosto 1985), per «Antonio Centanin (Aldo Nove)», poeta, scrittore e sceneggiatore (questa la dicitura). Insomma Aldo Nove riceverà un assegno straordinario vitalizio, perché le sue condizioni economiche erano ormai disastrose.

Del disastro in cui un essere umano può finire, del resto, lui ha detto quasi tutto. Lo ha fatto in La vita oscena (Einaudi, 2010), un viaggio agli inferi che inizia nell'infanzia e termina in un abisso di depressione, droga, sesso a pagamento. Non si è risparmiato (e non ha risparmiato) nulla.

Ha iniziato da poeta, alla rivista Poesia, con Nicola Crocetti (che, ironia della sorte, proprio in queste settimane con la sua casa editrice è riuscito nel miracolo di portare in classifica un libro di poesie, la collezione Poesie da spiaggia a firma di Jovanotti). Ai versi non ha mai rinunciato: celebre è, per esempio, il suo poemetto dedicato a Maria; e proprio due anni fa, nella prestigiosa collana di poesie Einaudi, sono usciti i suoi Poemetti della sera. Ma Aldo Nove è diventato Aldo Nove, cioè un autore di culto, con il suo Woobinda e altre storie senza lieto fine, uscito inizialmente per Castelvecchi nel '96 e poi ripubblicato per Einaudi nel '98 col titolo Superwoobinda: un romanzo che precorre i tempi letterari in Italia e la corrente dei cosiddetti «cannibali». La vena malinconico-pessimista è già evidente, così come la critica alla società contemporanea, cinica e mercificatrice (Nove è un autore che appartiene al mondo della sinistra, benché sia amato e apprezzato anche a destra). Anche gli oggetti più banali sono trasformati, nel ricordo, in strumenti per rievocare situazioni angoscianti ed episodi strazianti.

E, per scavare a fondo nel buco nero di ciascuno di noi, Aldo Nove tenta anche uno stile originale, ispirato a quello del suo maestro Nanni Balestrini: una lingua virtuosa, piena di ritmo, al punto da «saltare» la punteggiatura, che diventa quasi superflua nelle sue frasi. Ora anche lo Stato, con la legge Bacchelli, ha sancito che il suo sia un nome «illustre» del panorama letterario italiano contemporaneo.

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