Anche Carlo Verdone - noto appassionato di rock e dintorni - lo amava e aveva inserito un suo brano nel film Posti in piedi in Paradiso. Un brano di Scott Walker, l'artista americano - ma naturalizzato britannico - scomparso ieri a 76 anni. Divenne famoso come membro di The Walker Brothers (tra i loro successi Make It Easy On Yourself e The Sun Ain't Gonna Shine Anymore, che arrivarono in testa alle classifiche britanniche) con il loro pop e poi proseguì con una carriera solista brillante e d'avanguardia, fautore anche del cosiddetto «pop barocco».
Anche se non era conosciutissimo al grande pubblico, Walker era un personaggio di culto. La sua casa discografica lo ricorda così: «Un titano unico e all'avanguardia della musica britannica. Audace, ha prodotto opere che esplorano la vulnerabilità umana e l'oscurità senza Dio». «Non scrivo canzoni per il mio piacere», diceva Scott nelle interviste, e la sua musica, con il passare del tempo, era sempre più intricata e complessa nelle trame sonore. Tanto che tra i suoi seguaci ed estimatori ci sono artisti «difficili» come Julian Cope (che ha curato anche una compilation su Scott), The Porcupine Tree ma anche stelle come David Bowie e Leonard Cohen. Tra gli anni Sessanta e Settanta Walker è passato dal pop melodico a una scrittura anticonvenzionale e colorita che lo ha trasformato in oggetto di culto. Nel '74 si riunisce ai Walker Brothers. Nel 1984 registra un album interessante, Climate of Hunter, dopo un decennio di inattività.
Negli anni successivi sono noti i suoi esperimenti, come la rilettura della dylaniana I Threw It All Away sotto la direzione di Nick Cave. Ancora attivissimo, il suo ultimo parto è stato la colonna sonora del film Vox Lux, con Natalie Portman e Jude Law, che contiene anche la musica della nuova star Sia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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