Igienizzato, sanificato, termicamente controllato, distanziato ma, si spera, alla fine felice. Questo l'identikit dello spettatore tipo della 77a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica che stasera verrà inaugurata al Lido di Venezia. La cerimonia, condotta da Anna Foglietta e visibile in diretta in oltre cento sale grazie a Anec, vedrà la presentazione delle varie giurie (tra gli altri Cate Blanchett) e la consegna del Leone d'Oro alla carriera a Tilda Swinton prima della proiezione dell'atteso film di apertura, fuori concorso, Lacci di Daniele Luchetti con il meglio del nostro star system (se così si può chiamare): Luigi Lo Cascio, Alba Rohrwacher, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini, Linda Caridi.
Il più antico festival del mondo ha deciso, giustamente, di ripartire lancia in resta con il nuovo presidente della Biennale Roberto Cicutto, trasformandosi nella prima grande manifestazione internazionale a svolgersi, anche in presenza, dopo (ehm durante) la pandemia. Certo, per evitare gli assembramenti, sono stati alzate pareti di plastica sul tappeto rosso, invisibile ai curiosi ma non alle telecamere e ai flash dei fotografi, i giornalisti devono prenotare le proiezioni a cui vogliono assistere - e nelle prime ore il sito ha fatto le bizze - insomma ora è tutto un po' più complicato e ci scorderemo le feste multitudinarie trasformate immediatamente in cene per pochi intimi. Ma la verità è che, attivati tutti i protocolli di sicurezza anche per gli ospiti, che verranno soprattutto dall'Italia, la Mostra del cinema, diretta per l'ultima volta (salvo probabili riconferme) da Alberto Barbera, ha messo al centro i film.
Anche questa volta, nel concorso di Venezia 76, forte è la presenza di pellicole a sfondo politico, circa dieci su diciotto. Certo tutto è politica ma, a partire dai registi italiani, è evidente come il ricorso anche alla Storia, lasci uno spazio abbastanza limitato all'intrattenimento più spensierato. Ecco allora Susanna Nicchiarelli che con Miss Marx racconta la vita di Eleanor (Romola Garai), una delle figlie del filosofo tedesco pioniera del femminismo che lottò appunto per i diritti delle donne e l'abolizione del lavoro minorile ma finì suicida a 43 anni. C'è poi Padrenostro di Claudio Noce con protagonista Valerio, dieci anni, che assiste all'attentato contro suo padre (Pierfrancesco Favino) da parte di un commando di terroristi proprio come successe al papà del regista, vicequestore di polizia nel dicembre del 1976. Gianfranco Rosi con Notturno racconta, in presa diretta (3 anni di riprese), tra Siria, Iraq, Kurdistan e Libano, gli effetti odierni sulle persone delle guerre civili, delle dittature e dell'Isis. Alla pari di Jasmila Zbanic che, con Quo vadis, Aida?, torna ai conflitti che nel 1995 portarono allo smembramento della Jugoslavia dove Aida vive con marito e figli. Traduttrice per le Nazioni Unite, crede di essere al sicuro nel campo base Onu ma si dovrà ricredere, sulla sua pelle.
Ancora più indietro va Andrei Konchalovsky che, in Cari compagni, ci porta nell'Unione sovietica del 1962 a Novocherkassk dove troviamo Lyudmila, una militante convinta del partito comunista che, durante una manifestazione, assiste a una sparatoria sui dimostranti ordinata dal governo per reprimere lo sciopero: evviva il comunismo? C'è poi Wife Of Spy di Kiyoshi Kurosawa ambientato nel 1940 nella Manciuria cospirazionista occupata dai giapponesi mentre, con And Tomorrow The Entire World di Julis Von Heinz, veniamo catapultati nella Germania colpita da attacchi terroristici neofascisti con la ventenne Luisa che si unisce al movimento Antifa per reagire a tutto questo (speriamo rimanga solo fiction).
Ecco infine la lotta di classe del messicano Michel Franco con Nuevo orden e il discorso sulla futuristica e pacifica convivenza tra israeliani e palestinesi in Laila In Haifa dove un locale notturno è frequentato da ebrei, musulmani, gay, eterosessuali e travestiti. Buona visione!
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