Quando il ferro racconta l'uomo

A Como la mostra «Germina» con le installazioni di Francesco Diluca

Emanuele Beluffi

L'avevamo visto lo scorso anno con Post Fata Resurgo, spettacolare processo di disgregazione di una scultura antropomorfa in fibra di ferro nel suo lento quanto inesorabile processo di combustione. Ma «dopo la morte risorgo» e dalla polvere della consunzione nasce un nuovo inizio. Ferro, sale, oro: materiali alchemici intrinseci alla produzione d'arte di Francesco Diluca, che ritroviamo oggi con la strepitosa installazione Germina (a evocare quella fase del ciclo ontogenetico della pianta in cui l'embrione contenuto nel seme esce dalla fase di quiescenza) nella magnifica sede della ex Chiesa San Francesco - Spazio Culturale Antonio Ratti a Como. Germina è una mostra museale, illuminata da un service di luci da concerto disposte in modo da generare un'illuminazione in penombra. Coinvolgente e sconvolgente, questa megainstallazione si sviluppa all'interno della navata centrale della chiesa in venti sculture antropomorfe in ferro che, dice il curatore della mostra Davide Caroli, «come germogli di una nuova vita ci raccontano una nuova storia». Queste figure sono uomini-natura composti di «fili spaziali» che delineano la forma del corpo e dello spazio.

Ogni scultura è provvista di un organo interno (cervello, polmoni, utero gravido ) e si staglia fissa su un enorme «lago» di sale dalla navata fino all'abside, dove troneggia l'enorme scultura di un uomo dorato che prende vigore dalla polvere di ferro in cui è radicato, mentre ai piedi sbocciano gemme, anch'esse dorate, a suggellare l'esito positivo di un percorso di rinascita e ricostituzione dell'essere.

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