Il ritorno della Huppert. "Il segreto per resistere? Non aver paura dei ruoli"

Premio alla carriera per la diva Isabelle alla Festa del cinema di Roma. "Il teatro? Stressa molto più del cinema"

Il ritorno della Huppert. "Il segreto per resistere? Non aver paura dei ruoli"

La regina del cinema internazionale, capace di passare da Godard a Cimino, registi agli opposti cinematografici, senza battere ciglio, è lei: Isabelle Huppert. La Festa di Roma, alla sua terza giornata, più movimentata delle precedenti perché è entrata nel vivo della kermesse, ha incoronato la diva francese con un Premio alla Carriera, consegnato da Toni Servillo, altro attore di talento, durante l'«Incontro Ravvicinato» con Antonio Monda. «Non si deve temere l'ignoto. C'è sempre una prima volta, perché nel cinema non si riproduce mai la stessa cosa. Il che non mi spaventa, anzi: sono abbastanza curiosa e trovo stimolante l'idea di non sapere che cosa accadrà in seguito», commenta la protagonista di Elle, film per il quale ha ricevuto la candidatura all'Oscar. Strano: di persona sembra uno scricciolo di gran classe, ovviamente, ma la sua voce è forte e profonda, con venature d'un sottile disprezzo tutto parigino.

Non a caso, tornando alla sua versatilità, Isabelle ha preso parte a un episodio di The Romanoffs, serie tv americana, creata e diretta da Matthew Weiner e presentata ieri all'Auditorium. «È stato proprio l'incontro con Matthew a convincermi a far parte del cast. Avevo visto il suo Mad Man ed ero entusiasta all'idea di lavorare con lui. L'idea che egli aveva dei Romanoff mi è parsa sorprendente e originale. Perché da sempre sulla famiglia Romanoff aleggia un alone segreto, un mistero che incombe. Credo che il regista abbia avuto il desiderio di speculare su tutte le domande che girano intorno a tale discendenza», spiega l'attrice. Nell'episodio che la riguarda, ella dà vita al personaggio di una cineasta «particolarmente nervosa».

«Il personaggio era molto divertente e mi sono divertita a interpretarlo. La serie, del resto, è ricca d'immaginazione, con tratti che definirei barocchi. Se sono vicina ai personaggi che interpreto? Mi sento non vicina, perché sono molto diversi da me. Diciamo che mi sento vicina a un livello più intimo e segreto. Io non dico mai che un personaggio è l'opposto di quello che sono. Non è me stessa, però ha qualcosa di me, dato che sono io a interpretarlo», spiega l'interprete de La merlettaia.

Una carriera straordinaria, la sua. Punteggiata spesso da ruoli scabrosi di donna «borderline». «Non bisogna avere paura dell'ignoto. Nel cinema non si riproduce mai la stessa cosa e questo non mi fa paura: sono abbastanza curiosa, e trovo stimolante l'idea di non sapere cosa accadrà dopo. È giusto che il cinema ponga degli interrogativi e non sia soltanto intrattenimento».

Alla pari di Cate Blanchett, diva che ha appena sfilato sulla passerella romana, Isabelle Huppert lavora anche a teatro: le due star, l'anno scorso, hanno recitato insieme ne Le serve di Jean Genet. «Si tratta di situazioni molto diverse: il teatro è più stressante. Mentre al cinema ogni difficoltà viene risolta dai registi. In questo senso, sono stata molto fortunata: nel cinema ripongo piena fiducia. Credo che tutte le risposte vengano date dal semplice miracolo della regia», considera «la regina».

Tra i molti registi di fama con i quali la Huppert ha lavorato,

figurano i fratelli Taviani. «Sul set toscano de Le affinità elettive, nel 1996, ho trovato due artisti straordinari, pieni di dolcezza. E talmente in sintonia, che quasi non sembrava una regia a due teste», ricorda l'attrice.

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