A Robert Kirkman piace scherzare con gli inferi. Outcast è la terza serie televisiva dell'autore di fumetti, dopo The Walking Dead e lo spin-off Fear of The Walking Dead. Al posto degli zombie questa volta ci sono i demoni. Ma Kirkman ce l'ha insegnato, il soprannaturale per lui è un mezzo e non un fine e se in The Walking Dead gli zombie ci hanno fatto vedere di cosa sono capaci gli esseri umani pur di salvare la propria pelle, in Outcast i demoni servono a portare a galla traumi del passato che si tramutano in mostri.«Non bisogna pensare a questo show come una serie horror ma come una serie che parla delle vicende personali dei protagonisti. Con elementi da film horror». Questo è il mantra di Kirkman e del produttore Chris Black. In The Walking Dead la minaccia proveniva dall'esterno gli zombie appunto mentre in Outcast l'abisso è dentro di noi. Ci saranno episodi ha detto Chris Black - in cui l'elemento soprannaturale non sarà in primo piano».
Non è certo questo il caso del primo episodio. La serie apre con una scena voltastomaco: Joshua, un bambino (il bravissimo attore Gabriel Bateman) uccide uno scarafaggio con una violenta testata sulla parete per poi leccarne il sangue che sgocciola dal muro. Puro horror. Con la seconda sequenza si passa nella camera accanto, in cucina, dove si svolge una scena di vita familiare: una ragazza discute con tono polemico con la madre sull'ora in cui tornare a casa. Niente di più ordinario. È in questo modo, facendo avanti e indietro tra l'orrore più viscerale e ciò che ci è noto ed innocuo, che Kirkman, insieme il regista Adam Wingard, corteggia i suoi spettatori. Nella serie ci sono diverse scene in cui il regista rende esplicitamente omaggio al film L'esorcista. E se ai tempi della pellicola cult di William Friedkin si riusciva al massimo a far lievitare un corpo sul grande schermo, quarant'anni dopo la tecnologia permette effetti speciali che tolgono il fiato.
La serie è ambientata nella tranquilla cittadina (fittizia) di Rome, nella Virginia Occidentale e la storia ruota intorno a Kyle (interpretato da Patrick Fugit, il giovanissimo giornalista di Almost Famous). Kyle è un reietto, un uomo che vive recluso nella sua casa d'infanzia da due anni e che sopravvive esclusivamente grazie al sostegno della sorella Megan (Wrenn Schmidt). Kyle si sente dannato, non sa perché ma il suo passato drammatico lo spinge all'isolamento più completo fino a quando decide di riscattarsi e scoprire perché proprio lui sia in grado di esorcizzare le vittime indemoniate della sua città. Patrick Fugit è un attore particolare. È in grado di girare grandi scene d'azione senza mai mostrare i muscoli, sembra quasi sotto tono ma è intenso e semplicemente dispregia il superfluo. «Kirkman mi ha fatto solo una raccomandazione: mi ha detto che conta di andare avanti con questa serie per sette anni e quindi di non scazzare. Non m'ha detto altro». Kirkman si è fatto vivo molto poco sul set, lasciando grande libertà d'azione ai produttori e al regista. Tempo libero non ne ha: oltre a seguire la produzione di ben tre serie televisive, dirige una casa editrice di fumetti per cui tra l'altro scrive. E da poco gli è stato dato il via per la seconda stagione di Outcast, ancora prima che la prima vada in onda.
La serie è stata girata a Chester, nella Carolina del Sud, anche se la storia è ambienta nella Virginia Occidentale. Kirkman è cresciuto nel Kentucky e conosce bene questa parte degli Usa. «È una perfetta ambientazione per una storia d'orrore» ha detto Fugit. «È stato importante girare in questo ambiente e non a Hollywood. Certi colori, certe atmosfere sono migliori quando sono autentiche... Si sente nell'aria, c'è qualcosa di pauroso». Ed è vero, ma forse lo è anche perché Chester è un paesino con appena 6mila abitanti, di cui il 20% vive sotto la soglia di povertà. È desolante. Le riprese sono iniziate lo scorso agosto e sono durate fino a dicembre. Il clima è umido e subtropicale, un inferno per l'americano medio abituato a temperature fresche e secche dell'aria condizionata. «È tutto più autentico e spettrale», ha detto Fugit. Anche per The Walking Dead Kirkman non si era accontentato di uno stage a Hollywood e aveva scelto di girare la sua prima serie ad Atlanta, in Georgia.
La visita sul set di un gruppo ristretto di giornalisti è avvenuta quando si stava girando il quinto episodio, quello in cui Kyle e il reverendo Anderson (Philip Glenister) si recano a casa del contadino Roy per avere notizie della figlia Cherry, una ragazza su cui l'esorcismo del reverendo non ha funzionato. Fateci caso, se guardate il quinto episodio, la targa della macchina con cui Kyle e Anderson arrivano da Roy contiene un dettaglio importante, che nessuno ha ancora svelato. C'entra in qualche modo il numero 141.
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