Tutti i Faust che tentano l'uomo dell'Occidente

Dalle storie classiche al mito creato da Goethe: un saggio raccoglie i tanti volti della leggenda

Faust è indefinibile. Così comincia l'introduzione di Paolo Scarpi a Faust. Dalla leggenda al mito (Marsilio, pagg. 568, euro 18) che rievoca il giudizio di Goethe per cui il Faust è «incommensurabile». Scarpi, storico e antichista, propone in un volume, edito da Marsilio, ampi brani dei principali Faust, cominciando dalla preistoria del mito con una reminiscenza classica: quella dell'Imperatrice Eudocia (401-460) che narra la leggenda di San Cipriano che prima di diventar santo molto peccò frequentando le sfere infernali pur di poter possedere la vergine Giustina, introducendo uno dei motivi della tentazione faustiana, la passione erotica. Ma Faust, anzi la «materia faustiana» nelle numerose variazioni, parte dalla Storia del dottor Faust pubblicata nel 1587 a Francoforte sul Meno da Johann Spies, che ne viene ritenuto anche l'autore. Il libro incontrò un'immediata fortuna: si narrava, in forma drammatica, di Faust, che per sete di conoscenza si era venduto l'anima al demonio. Dopo la Commedia di Dante era di nuovo una grande opera che aveva come protagonista un intellettuale, che persegue non tanto la vertù quanto la conoscenza per rifarci all'Ulisse dantesco, che è un modello dei rischi mortali della ricerca. Era un'evidente condanna dell'umanesimo e dell'umanista nella severa Germania luterana. Veramente evidente? Non del tutto, tanto è vero che il libro venne condannato dalle chiese, ché Faust sarà pure un'anima persa, ma bella, seducente. Insomma i teologi vedevano al di là del plot, intuendo ciò che si nascondeva «sotto l velame de li versi strani».

La suggestione faustiana dilagava: già nel 1588 si segnala una traduzione in inglese con la sigla P.F., letta da un genio: Christopher Marlowe, che nel 1589 ne trasse il primo autentico capolavoro, The Tragical History of the Life and Death of Doctor Faustus. Siamo nell'orgogliosa Inghilterra di Elisabetta I agli albori dell'Impero sui mari. Faust non è solo uno scienziato, ma anche un viaggiatore, l'uomo della modernità, affascinato dal sapere e dal potere. Mefistofele sarà pure un principe delle tenebre, ma Faust è l'uomo nuovo del Rinascimento. Pochi anni prima Giordano Bruno insegnava a Oxford e a Londra. L'Europa, specie la Germania era percorsa da autentici personaggi più faustiani di Faust come Cornelio Agrippa e Paracelso, mentre Martin Lutero era sovente visitato dai demoni. Intanto la tragedia incontrò un successo strepitoso con compagnie di guitti che riportarono il Doctor nella patria di origine prima sulle scene e poi perfino in una fortunatissima versione di teatro delle marionette.

L'Europa intanto tentava il proprio suicidio con la Guerra dei Trent'Anni che distrusse la cultura umanistica e l'economia dell'Europa centrale. Gradualmente si avviò la ripresa con l'ascesa della borghesia, dell'illuminismo e della libera ricerca. Ci volle la crisi profonda, irreversibile del razionalismo erudito con Goethe per comprendere di nuovo la tragedia del sapere e fu subito Faust. Con Goethe venne meno il patto con diavolo. Il suo Faust, infatti, propone la scommessa. Il suo universo è qui, sulla terra con le sue sofferenze, miserie, possibilità, l'aldilà non interessa più. Goethe lavorò per tutta la vita al Faust, la sua Opera mondo, cambiando la prospettiva come mostra l'evoluzione dell'opera. Alla fine dopo averne fatte di tutti colori - Faust è salvo, va in un paradiso assai diverso da quello tradizionale, porta con sé il suo sapere e la tensione interiore: la sua entelechia (il suo Sé) continua a evolversi. Sulla problematica unità dell'opera goethiana illuminante è Laboratorio Faust di Cesare Cases (Quodlibet).

Il nuovo Faust ritorna in altre opere epigonali di grande spessore come quella del 1851 di Heinrich Heine per rivivere in un assoluto capolavoro tedesco e universale, che parla della Germania e della sua tragedia: Doctor Faustus. La vita del compositore tedesco Adrian Leverkühn narrata da un amico del 1947 di Thomas Mann. Il mito rivive anche nella musica con Schubert, Liszt, Wagner, Hector Berlioz, Arrigo Boito, Busoni. Ormai la leggenda si era sublimata in mito: in quello dell'uomo nella modernità, analogo a Don Giovanni, inesauribile come confermano il Faust di Pessoa, il Mon Faust di Paul Valéry, estremi avatar del mito: immani frammenti, o più esattamente opere aperte, suggestioni indefinibili, che tornano a vivere in mille maschere come quella de Il Maestro e Margherita di Bulgakov, nonché in numerosi film: dal Faust di Georges Méliès del 1903 e dal Faust espressionistico di Murnau del 1926 fino alle recenti rivisitazioni come ha illustrato Luca Zenobi in Faust. Il mito dalla tradizione orale al post-pop (Carocci).

Faust è l'estremo, l'«incommensurabile» mito occidentale, che sa trasmutarsi e sa ancora suggestionare e orientare, come mostra il Goetheanum, quell'ardita costruzione (1924), progettata da Rudolf Steiner in Svizzera, dove si continua a rappresentare periodicamente il Faust di Goethe.

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