Virtù e vizi (non solo librari) dei bibliofili

Tutta una vita a respingere la tentazione della bibliofilia e adesso arriva la nuova rivista dell'Aldus Club

Virtù e vizi (non solo librari) dei bibliofili

Tutta una vita a respingere la tentazione della bibliofilia e adesso arriva la nuova rivista dell'Aldus Club. In verità la mia insofferenza nei confronti del collezionismo libraio stava già venendo meno, e lo dimostra l'aver fatto dei lavori in una seconda casa quasi al solo scopo di metterci i libri in esubero. Se questo mio riempir scaffali non è collezionismo comunemente inteso (non raccolgo edizioni di particolare pregio), è qualcosa che gli somiglia. Temo il primo dei Quaderni dell'Aldus Club, diretti dal nostro Luigi Mascheroni, perché potrebbe vincere le mie ultime resistenze, e aprire le cateratte degli acquisti. Alcuni articoli presenti nella rivista, annuale, organo dell'associazione bibliofila Aldus Club (dove Aldus è chiaramente Aldo Manuzio), sembrano scritti per smontare i miei e non solo miei pregiudizi intorno alla mania del libro raro: senilità e sobrietà. Pensavo che i bibliofili fossero tutti maschi attempati ma Chiara Nicolini è una giovane donna e non per nulla ha creato, da segretaria-animatrice attivissima del sodalizio, il Premio Aldus Club per giovani collezionisti di libri. Giura che «le nuove generazioni leggono, amano i libri, e li collezionano», e fa nomi e cognomi di trentenni, perfino ventenni, addirittura ragazze che stanno mettendo in piedi raccolte molto serie e specializzate: di antichi libri di viaggio, di libri sulle case-museo, di libri su Maria Antonietta, di libri gialli d'anteguerra... Dunque i giovani conservatori esistono! Da conservatore me ne compiaccio essendo convinto che il collezionismo sia una forma prepolitica di conservatorismo. Come scrive Prezzolini «la conservazione prima di essere un partito, un movimento, è una struttura della mente umana». Che l'Aldus sia stato fondato nel 1989 da un ex giornalista dell'Unità, Mario Scognamiglio, e presieduta negli anni da Leonardo Sciascia e Umberto Eco, e che l'articolo di Chiara Nicolini contenga stilemi femministi non le ritengo smentite bensì conferme: se il conservatorismo è trasversale, molto più mentale che elettorale, anche il collezionismo deve esserlo.

Risolto il problema della senilità rimane quello della sobrietà, per non dire aridità. Smentita dall'articolo di Mario Andreose che è un ricordo dei superalcolici aperitivi Aldus organizzati a Milano dal fondatore con l'illustrissimo presidente: «Mario Scognamiglio, all'ora di chiudere bottega, lasciata via Rovello, si accomoda nel bar più vicino di via Dante dove lo raggiunge, puntuale, Umberto Eco. Qui vige la cultura del cocktail Martini dry, di cui Umberto è maestro, nella versione on the rocks. Io provo a emulare il Maestro ma non sempre riesco a finirlo, e lui apprezza che versi il resto nel suo bicchiere, senza rendersi conto che così facendo riesco a impedirgli di ordinare il bis. Non sempre però».

La bibliofilia può pertanto convivere con l'alcolismo, benissimo, e adesso sogno che qualcuno, da qualche parte nel mondo, collezioni i libri di Bukowski con dedica dell'autore (io più modestamente conservo il romanzo che una sera mi dedicò un malfermo Andrea Pinketts). Con l'alcolismo e con la pornografia, anche se questo già lo sapevo: spesso le vecchie biblioteche erano dotate di «Enfer», la sezione riservata ai libri peccaminosi.

E giustamente il primo «Quaderno» dell'Aldus si conclude con la Leda e il cigno che si trova alla Biblioteca Marciana e che al tempo del Cardinale Bessarione doveva essere non meno erotizzante di un odierno video di PornHub. Ha ragione Chiara Nicolini, «i libri cartacei sono oggetti multisensoriali»: roba eccitante.

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