Nel rugby si inventa poco. Anche la più concreta illusione della vigilia può andare in frantumi di fronte alla solidità del possesso e al controllo del gioco. All'Inghilterra è bastato un tempo per mettere la mani sulla partita chiudendo la porta in faccia all'Italia. 31 a 14, 5 mete a 2, tre solo nel primo tempo: questi gli ingredienti di una sfida dai due volti ma inevitabilmente segnata dalla superiorità dei padroni di casa nei primi quaranta minuti. La combinazione per aprire la cassaforte azzurra, il XV della Rosa la trova in rimessa laterale. 12 minuti in tutto per innescare Jack Willis lanciato in una maul dalle mani di Maro Itoje. Rimessa laterale e gioco raggruppato penetrante: per altre due volte l'Inghilterra colpisce così con Chessum e Jamie George che indennizza, con l'ennesima meta fotocopia, l'unica marcatura che nasce per linee esterne sull'asse Malins-Van Poortvliet e che la moviola annulla per un'ostruzione. Sulla prova azzurra nella prima frazione pesa il giallo a Lorenzo Cannone (ci costa due mete) e l'infortunio alla coscia sinistra che costringe capitan Lamaro ad uscire dal campo. Ma a pesare è anche la disciplina che sul piano difensivo regala spazi alle costruzioni dell'Inghilterra con il pallone tra le mani. Sull'altro fronte la differenza viene fatta dalla tenuta difensiva della squadra di Steve Borthwick: percentuali siderali sui placcaggi e la prova mostre dei due centri che costruiscono una diga che nei fatti ha irretito ogni tentativo azzurro di allargare la trama offensiva. Allan e soci hanno provato senza successo a superare gli avversari tra le maglie di una difesa ermetica. Muovevamo palla ma non facevano male.
Nella ripresa l'Italia si sveglia dal torpore. Ripaga con i pick and drive il monologo inglese nel primo tempo e passa con Riccioni. Ma non è la sveglia in grado di mettere la freccia del sorpasso. L'Inghilterra non esce dal copione: la meta tecnica (con giallo a Simone Ferrari) arriva sul solito carrettino da touche. Farrell è uno che pur di far punti di solito calcia anche dal tinello di casa. Ieri - trasformazioni a parte - ha usato la tomaia solo per andare in rimessa laterale: è tutto dire. In campo l'Italia ci mette la faccia e non è un caso se il XV inglese fatica a dispetto della superiorità numerica. Segniamo con Alessandro Fusco e ci portiamo a -12. Proviamo anche con Pierre Bruno, con Menoncello e con Capuozzo.
Sul finale il sigillo di Arundell - al debutto nel Sei Nazioni - chiude i conti. «In questi stadi i primi 20' sono troppo importanti e li abbiamo concessi a loro. - spiega Federico Ruzza -. Erano sempre nei 22, diventava difficile contrastarli. Ci siamo disuniti e trovati in difficoltà nelle fasi statiche. Nella ripresa siamo tornati e abbiamo fatto due belle mete».
Poi Riccioni: «Se prendiamo il risultato di due anni fa, capiamo quanto siamo cresciuti. Dobbiamo lavorare per l'Irlanda, affrontiamo la favorita e non vediamo l'ora di giocare». L'appuntamento è per sabato 25, all'Olimpico, per un'altra montagna da scalare.
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