"Azzurri, l'haka in campo non fa così paura... Gara proibita anche se..."

Il simbolo del nostro rugby sprona l'Italia: "Nuovo ciclo e ct, conterà il gioco non il risultato"

"Azzurri, l'haka in campo non fa così paura... Gara proibita anche se..."

Su il sipario. Oggi alle 14 l'Italia del rugby inaugura la stagione dei test match. All'Olimpico arrivano gli All Blacks della Nuova Zelanda, un avversario che Mirco Bergamasco ha conosciuto bene nei suoi trascorsi in azzurro. Togliendosi anche lo sfizio di segnar loro una meta, peraltro di pregevole fattura, nella Coppa del Mondo 2007.

Gli All Blacks, l'haka: emozioni forti.

«Sfidiamo un'icona del rugby, la squadra numero uno al mondo, che ha completato il ricambio generazionale costruendo un quindici pieno di qualità e di talento. L'haka, dal campo, è meno traumatica di quanto sembri: la concentrazione in quei momenti è altissima, la guardi con rispetto ma non puoi farti distogliere dal piano partita».

Cosa possiamo aspettarci dall'Italia?

«Affrontiamo un match proibitivo, anche se è sempre lecito sperare nei miracoli. Inoltre, la nostra nazionale ha un nuovo tecnico e non gioca da marzo, a differenza della Nuova Zelanda che ha da poco schiantato il Galles. Al di là del risultato dovremo guardare al modo in cui i nostri staranno in campo, a come reagiranno in un test di questa portata».

Inizia un ciclo di due anni, verso il Mondiale.

«Le prime risposte le avremo già dalle prossime partite. È chiaro che non possiamo sperare di vincere la Coppa del Mondo nel 2023, ma i giocatori devono sognare di andare al Mondiale per qualificarsi ai quarti, un traguardo che sarebbe storico. Fuori dal campo, invece, dobbiamo prendere spunto dalla Francia: ha lavorato sui giovani fin dall'Under 15 puntando al Mondiale in casa, ha faticato per quattro anni ma adesso raccoglie i frutti e può vantare un movimento di altissimo livello, dalle giovanili alla nazionale maggiore».

Magari ascoltando i consigli di qualche ex.

«Che sono ancora troppo pochi in federazione. Ma diamo tempo al nuovo presidente per pianificare, anche qui a lungo termine perché c'è tanto da costruire».

Tanti azzurri all'estero: un valore aggiunto?

«Competere ad alto livello e abituarsi a vincere col club rappresenta un buon viatico per costruire la giusta mentalità in nazionale. In Italia abbiamo le due franchigie federali (Treviso e Zebre, ndr.) che giocano ai massimi livelli, e se più giocatori riescono a vivere esperienze all'estero importanti, a livello culturale e di confronto con nuovi stili di gioco, si possono liberare nuovi spazi per permettere ai giovani di emergere, crescere e migliorare».

Senza dimenticare gli oriundi.

«Su questo fronte è importante puntare non agli scarti di altre nazioni, bensì su giocatori di alto profilo e che vedano la maglia azzurra come un punto d'arrivo e un motivo di orgoglio. Con innesti di questo tipo potremmo alzare ulteriormente il livello di competitività».

Dopo il ritiro, la carriera da allenatore: come procede?

«Sto aspettando l'occasione giusta, formandomi a dovere anche nel campo della preparazione e della gestione mentale degli atleti, un ambito sempre più importante. Sono in costruzione, e sto ponderando le scelte future».

Un po' come quella di diventare vegano.

«Una filosofia, prima che una scelta alimentare.

Ho riscontrato molti benefici, come tanti altri atleti di altissimo livello che hanno intrapreso questa strada. E il benessere non è solo fisico, ma anche mentale, grazie alla consapevolezza di dare un contributo per il domani del pianeta».

TV: ore 14 Sky Sport Uno e Tv8

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