Benedetto quello strafalcione di Di Marco. Benedetto perché ha forse profondamente cambiato il piano partita della Nazionale di Spalletti e spinto l'Albania ad allacciarsi le cinture di sicurezza prima del tempo. E infatti da quell'attimo in poi hanno ballato per le turbolenze provocate dai ritmi frenetici azzurri e per la ferocia mostrata dal mutuo soccorso interista intervenuto per cancellare lo sfondone del loro sodale.
Così in sequenza la capocciata di Bastoni e la sberla di Barella hanno cancellato le prime smorfie del ct e dei suoi collaboratori in panchina. E qui il calcio di Spalletti è emerso palleggio dopo palleggio al punto da procurare una sorta di già visto, almeno un anno fa di sicuro. Quegli scambi in ogni zona palla avanti e palla dietro furono il marchio di fabbrica del Napoli da scudetto: Jorginho è sembrato, in quella paziente operazione di ricamo, la controfigura di Lobotka e Barella al suo fianco, disciplinato come un marine americano, lo ha accompagnato e coperto come conviene in quello schema operativo prima di festeggiare l'arrivo di Romeo con il 2-1. Il palo esterno di Frattesi, le occasioni sprecate da Scamacca e Pellegrini, hanno segnalato le ombre di una serata esaltata dagli strappi di Chiesa ma resa incerta nel finale dall'inevitabile lampeggiare della spia di riserva di benzina, di energie.
Quel
brivido corso nel finale è un avvertimento del destino. Nel girone azzurro e in questo europeo taluni sprechi possono risultare imperdonabili vista tra l'altro la media gol di altri competitori tipo la Spagna per esempio.
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