Louis Armstrong Stadium, New York: è stato questo teatro ieri del match degli ottavi di finale degli US Open tra Matteo Berrettini (foto) e Alejandro Davidovich Fokina.
Una sfida tra opposti: da una parte la potenza devastante della combinazione servizio-dritto del romano; dall'altra la straordinaria mobilità dell'iberico.
Un scontro con un solo precedente: a Montecarlo l'anno scorso era stato Davidovich Fokina a piegare 7-5 6-3 un Berrettini che tornava a calcare i campi, reduce dall'infortunio patito agli Australian Open.
Una partita a senso unico nella quale lo spagnolo era stato in grado di costruire il suo gioco di accelerazioni e colpi a effetto, tramortendo il tennista italiano.
In riferimento allo scontro sul rosso del Principato, è stato come se la sfida a Flushing Meadows avesse seguito in linea di continuità quell'incontro.
Lo spagnolo, infatti, con grande decisione ha messo subito tanta pressione al romano, sorpreso dall'esuberanza del suo avversario. Il 6-3 è stato la rappresentazione di un primo set comandato da Davidovich Fokina.
Berrettini ha trovato dentro di sé, però, la forza per scuotersi e con la personalità si è fatto largo, aggiudicandosi il secondo parziale al tie-break (7-6 (2)) e il terzo sul 6-3.
In un'altalena di emozioni, un recupero prodigioso di dritto nel terzo game della quarta frazione ha ridestato dal torpore l'iberico e il 6-4 è stato a lui favorevole.
Nel quinto set la sfida è stata decisa da un problema al ginocchio
sinistro dello spagnolo, su un recupero alla disperata nel quinto gioco. E così, sul 6-2, Berrettini ha ottenuto per la terza volta negli ultimi quattro anni il pass per i quarti di questo Slam, sinonimo di grande continuità.
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