"Bolla" modello Nba? I calciatori non ci stanno la Serie A rischia grosso

I campioni di basket americani "chiusi" per 4 mesi per evitare contagi. Qui i giocatori fanno le barricate

"Bolla" modello Nba? I calciatori non ci stanno la Serie A rischia grosso

Ogni tanto val la pena ascoltare, osservare, imparare. E magari copiare. L'importante non è copiare, ma copiare bene. In un mondo così difficile anche per lo sport, l'Universo Nba ha fatto lezione. Ora vediamo sorrisi e famiglie sul parquet, la felicità di Los Angeles, l'immortalità di Lebron James, ma chissà là, nella bolla di Orlando, come si stava? «A volte mi chiedevo: dovrei essere qui? Vale la pena sacrificare la mia vita familiare? Non c'ero quando mia figlia è andata all'asilo, mi sono perso il compleanno di mia figlio». Parole e musica di Lebron James, uno che se la gioca con Cristiano Ronaldo in quanto a fama, ingaggi e a fame di successi. Eppure Lebron e il mondo Nba si sono ricordati di essere grandi professionisti, di aver firmato contratti, e che le tv versano un miliardo di dollari per lo spettacolo del basket. Dunque in bolla per tre mesi. E il risultato dice zero contagi, un solo giocatore espulso perché si era portato una donna in camera.

Il nostro calcio dovrebbe pensarci e ricordarsi che il professionismo è una cosa seria. Soprattutto ora che il virus spaventa il campionato più di quanto capiti in altri Paesi europei. Noi ci aggiungiamo la fantasia: un caso Juve-Napoli non si è visto altrove. E domani sapremo a quale commedia stiamo assistendo. Il derby di Milano se la gioca tra un contagiato e l'altro. La nazionale under 21 ha sventolato bandiera bianca e oggi, al suo posto, giocherà l'under 20, rimasta rinchiusa a Coverciano. La serie A non può permettersi di spendere 160 milioni di dollari, come la Nba, per portar tutti nella bolla di Walt Disney: ogni team con 36 persone, mascherina obbligatoria, palestre da allenamento adeguate.

Qui basterebbe convincere il gruppo squadra ad un ritiro vecchio stile: chiedere ai giocatori di 30 anni fa. Vero, non basteranno tre mesi: ma intanto provare per avviare meglio la stagione. Altri problemi? Una Gardaland nostrana non possiede sufficienti campi da gioco, c'è il nodo delle coppe europee che costringono a spostamenti internazionali. Il peggio viene dai calciatori: sono i primi a non voler andare in monacale ritiro prolungato. Ma professionisti ben pagati devono superare l'egoismo, se vogliono mantenere l'ottimo stipendio. Altrimenti i club cominceranno a chiedere nuovi tagli alle tasche. «Noi italiani eravamo abituati a fare lunghi ritiri con la nazionale: 2-3 mesi in estate. Quindi per me è stata una esperienza fantastica, organizzazione impeccabile, eravamo molto controllati. Qualcosa di incredibile», ha raccontato Marco Belinelli, 45 giorni di bolla con i San Antonio Spurs.

Il nostro pallone qualcosa dovrà copiare o ideare. Domani federcalcio e Lega di A cominceranno a metter i piani sul tavolo: squadre in ritiro prolungato come prima opzione, ma con regolamenti severi e spostamenti con mezzi privati in stile bolla. Seconda opzione: una deviazione sui play off finora avversati.

Però cosa direbbero le tv? Hanno pagato per un certo numero di partite e non fanno beneficenza. L'unica certezza è stata riassunta da Preziosi, presidente del Genoa: «Bisogna salvare spettacolo e campionato». Tradotto: salviamo le casse dei club.

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