Il derby della paura

Dieci anni fa l'unico successo nelle 31 sfide dell'attuale gestione granata. Motta orfano del suo 9: solo pareggi col serbo assente

Il derby della paura
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Potrebbe (dovrebbe) essere l'ultimo derby con Urbano Cairo alla presidenza del Toro, quello che andrà in scena oggi allo stadio Olimpico. Sulla carta, una partita senza storia al punto che gli stessi tifosi granata identificano la gara come perdy' perché sostanzialmente rassegnati al nulla raccolto da quando alla guida della società c'è appunto il presidente contestato per eccellenza. Del resto il Toro non supera i cugini da 21 partite (ultima volta il 26 aprile 2015), con un bilancio di 5 pareggi e 16 sconfitte tra campionato e Coppa Italia: dato impressionante (nello stesso periodo ci sono riusciti persino Monza, Benevento e Spal) ma nemmeno il peggiore dal momento che, con Cairo al comando, i granata si sono imposti una sola volta in 31 sfide. «Darei tutto pur di vincere ha ammesso ieri Paolo Vanoli, tecnico del Toro che ha ricevuto in ritiro la visita di Ciccio Graziani -. Il mio sogno è provare una gioia immensa». Ne avrebbe bisogno anche la sua squadra, di poco fuori rispetto alla zona caldissima della classifica e sempre in attesa di notizie dal mercato che le permettano di schierare un centravanti degno di tal nome dopo il ko di Zapata.

Nella circostanza sarà senza il proprio attaccante principale anche la Juve: Vlahovic non ha infatti recuperato e rimarrà ai box al pari di Conceiçao. E se qualcuno pensa che la ricca Signora non avrebbe di che preoccuparsi visti i soldi spesi in estate, meglio dare un'occhiata ai numeri: dei 43 gol segnati finora in tutte le competizioni, 12 (di cui 6 decisivi) sono stati firmati proprio dal serbo. Senza di lui, la squadra ha peraltro raccolto solo pareggi, realizzando una sola rete in tre occasioni. Non basta: quando il numero 9 è stato tolto dal campo, per esempio di recente contro la Fiorentina in campionato e il Milan in Supercoppa, la squadra ha patito al punto da perdere due punti contro i viola ed essere eliminata dai rossoneri. «Di 26 partite giocate, ne abbiamo perse soltanto due precisa Thiago Motta -. Siamo una squadra giovane che ha avuto qualche infortunio, anche se non vogliamo alibi». Più che le parole, del resto, servono i fatti ed è lì che la Signora impegnata anche a risolvere il contratto con Danilo, con tanto di polemica via social con il procuratore del brasiliano, il quale ha cancellato in fretta un post in cui sosteneva che Giuntoli stessa preparando anche l'addio a Motta - fatica: una sola vittoria (a Monza) nelle ultime sei di campionato non è bilancio accettabile a queste latitudini.

Al punto che lo stesso Motta, dopo essersi definito «non ossessionato dalla vittoria» in avvicinamento alla Supercoppa e dopo avere ieri battibeccato più o meno scherzosamente con un giornalista da lui etichettato come «grande tifoso del Toro», ha dovuto precisare: «Faccio questo mestiere per vincere e conosco le nostre esigenze». La parola, come sempre, al campo.

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