Il calcio da romanzo sotto la Torre Eiffel

Politici ed eroi in una storia di fusioni, separazioni e cambi di nome

Il calcio da romanzo sotto la Torre Eiffel

Ligue 1: primo il PSG davanti a Lille e Lione. Ligue 2: in testa il Paris FC a pari merito con il Troyes. National (la nostra serie C): davanti c'è il Red Star davanti al Quevilly Rouen. Tre squadre della capitale governano le prime tre serie del calcio francese, forse un caso storico, chissà. Ma quando è accaduto esattamente che la metropoli meno pallonara d'Europa è diventata il punto di riferimento del foot transalpino e addirittura mondiale, se è vero che a Russia 2018 c'erano ben quindici calciatori tra la rosa dei bleus e quella delle nazionali africane nati nell'Île de France?

In realtà il rapporto di Parigi con il calcio è a dir poco romanzesco. Una faccenda di fusioni, separazioni, cambi di nome, tante frustrazioni e glorie recenti e un po' posticce, quelle del PSG che spende e spande (tanto pagano gli emiri), inanella scudetti ma in città non è poi così benvoluto e nel salotto buono del calcio europeo è considerato inesorabilmente un parvenu con gli scarpini che scricchiolano.

L'anno fatidico per il calcio parigino è il 1969. Il pavé sradicato nelle proteste del maggio è appena stato rimesso, Georges Pompidou progetta il museo del Beaubourg che porterà il suo nome, ma nel calcio Parigi è un bruscolino: l'ultimo scudetto risale addirittura al 1936, lo aveva vinto il Racing Club. Poi solo provincia, con quel fastidioso dominio dei minatori del Saint-Etienne. Così la federazione francese lancia uno studio per creare un grande club all'ombra della Torre Eiffel e trova sponda in un gruppo di imprenditori e intellettuali, tra i quali Jean-Paul Belmondo. Una bizzarra operazione di ingegneria calcistica. Prima nasce il nome, Paris FC, scelto con un referendum, poi arriva la struttura dirigenziale, e infine la squadra. Che si fonde con lo Stade Saint-Germain, un'équipe della banlieue, per poterne rilevare il titolo e iscriversi in seconda divisione come Paris Saint-Germain. La squadra viene promossa al primo colpo in Ligue 1 ma presto il consiglio comunale parigino delibera il cambiamento del nome in Paris FC, pena la perdita dei finanziamenti e dell'uso del Parco dei Principi. La società si ribella, e alla fine si spacca: il Paris FC resta in prima divisione, il Paris Saint-Germain riparte dalla division 3. La storia si incaricherà di sovvertire la gerarchia. Il PSG dal 1974 sarà fisso in prima divisione e vincerà nove campionati (il primo nel 1985-86, gli ultimi tre di fila) e 31 tra coppe e supercoppe nazionali, oltre a una Coppa delle Coppe. Il Paris FC farà per qualche anno avanti e indietro tra le prime due divisioni, poi scenderà negli inferi del calcio francese, vivrà di effimeri rilanci e lunghi medioevi fino al ritorno in Ligue 2 e al sogno di riportare un derby parigino in prima divisione che manca dal 25 febbraio 1990, quando si scontrarono il PSG e il Racing Club al suo canto del cigno. Tutt'altra roba è il Red Star, squadra operaia, brutta sporca e cattiva di Saint-Ouen, appena oltre il Boulevard Péripherique.

Centoventitré anni di storia (fu fondato nel 1897 da Jules Rimet, che poi si inventò anche la Coppa del Mondo, per dire), glorie impolverate (l'ultimo successo fu una Coupe de France nel 1942), uno stadio macilento ma mitico, il Bauer dedicato a un partigiano fucilato dai tedeschi, una tifoseria di sinistra (tra i suoi fan anche l'ex presidente François Hollande), un baruccio (l'Olympique) al posto dei buffet ostriche e Champagne delle vip hospitality. Eppure molti parigini giurano che la vera anima calcistica di Parigi vesta le maglie verde smeraldo delle stelle rosse.

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