È stata una battaglia straordinaria, sabato scorso, gara 1 della finale scudetto del volley femminile tra Igor Novara e Imoco Conegliano, con le venete che hanno prevalso al fotofinish per 3 a 2 e Novara che, soprattutto nel secondo e nel terzo set, ha molto da rimpiangere.
Dunque, questa sera, in gara 2 ci si attende un altro scontro punto a punto. Lo aveva detto, infatti, la capitana della Igor e della Nazionale, Cristina Chirichella, che «tecnicamente siamo al loro livello, anche se quest'anno abbiamo cambiato tantissimo la squadra, un motivo in più di orgoglio per essere arrivate a giocarci la finale. Conegliano è fortissima, ma ci proveremo fino a che l'ultimo pallone non avrà toccato il terreno». Cristina, napoletana doc, classe 1994, 193 centimetri di altezza, centrale, è una giocatrice versatile, fortissima a muro, che può annoverare nel suo palmares, uno scudetto, tre Coppe Italia, una Supercoppa Italiana e una Champions League. È andata anche vicinissima al titolo mondiale con la Nazionale, nel 2018 a Yokohama, in Giappone, sfuggito per un soffio contro la Serbia: «Ho rimosso quel momento, ma fa parte della storia di ogni squadra, ti fa crescere e t'insegna a non commettere più gli stessi errori».
Ballerina mancata, la sua statura all'inizio, da timida adolescente, le ha creato qualche problema nei rapporti con i suoi coetanei, ed è stata la pallavolo ad avere un ruolo cruciale nella sua esplosione caratteriale e sportiva: «Il fatto che, nella pallavolo, mi relazionavo con persone alte quanto me, mi ha aiutato a capire che quel connotato fisico era un dono e che mi avrebbe aiutato ad arrivare dove sono adesso. E non solo, perché l'esprimermi pienamente in ambito sportivo, mi ha permesso nel tempo di conoscermi e di manifestarmi pienamente, anche nella quotidianità, per quello che realmente sono, un libro aperto. È stato un passaggio fondamentale di formazione».
Il tempo di Cristina, oggi, è dettato da Sector No Limits, del quale è Friend of the Brand. Un incontro scritto nel destino, dato che il marchio è stato fondato proprio a Napoli, nel 1973: «Sono molto contenta di far parte del team Sector. Apprezzo il suo DNA e i suoi obiettivi, e ci siamo trovati subito anche dal punto di vista umano. I valori che condividiamo afferiscono al senso della sfida, all'applicazione costante per migliorarsi, per vincere, alla convinzione di non doversi dare dei limiti».
Sull'avambraccio destro di Cristina vi è un tatuaggio, lo ha disegnato lei e riproduce il simbolo stilizzato dell'infinito, in cui emerge il forte legame con la famiglia e con il fratello Gaetano, ma anche, intorno alla C del suo nome, ecco un volo di uccelli, a ricordare quanto si senta libera di lanciarsi verso i suoi sogni, sportivi e non.
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