Non è il caso di scomodare qualche storico e infausto precedente (a Palermo perdemmo con la Macedonia il pass per contendere al Portogallo il visto per il mondiale 2022) e nemmeno di reclamare, con eccesso di retorica, prove «all'altezza della nostra storia», parole e musica di Luciano Spalletti, ct della Nazionale alle prese con l'ultimo chilometro prima di tagliare il traguardo della partecipazione al prossimo europeo tedesco. No, qui c'è da essere concreti e puntare dritti all'obiettivo rinviando ogni altro dibattito, estetico e di merito sulle scelte del ct, all'appuntamento di giugno 2024. Ci sono due sfide da onorare con l'incasso di almeno 4 punti per sistemare i conti del girone di qualificazione. Le premesse, bisogna riferirlo subito, non sono esaltanti. Nel senso che gran parte degli azzurri iscritti nella prima lista dei convocati sono già tornati a casa per una serie di acciacchi vari: gli ultimi due, Bastoni e Vicario, sono stati già rimpiazzati in corsa da Mancini e Carnesecchi. Segno che il tema infortuni del calcio italiano riscuote una dimensione molto più estesa del singolo club e pone quesiti inquietanti sui metodi di preparazione e un approfondito dibattito sulla questione. «I miei azzurri sono creature speciali, li tratto da tali e chiedo risposte speciali»: con una frase delle sue, studiata a tavolino, il ct prova a far passare la scelta di richiamare alle armi alcuni esponenti dell'europeo di Wembley come Jorginho, per esempio, o addirittura Berardi che sbavò, a porta vuota il gol dell'1 a 0 con la Macedonia del nord a Palermo, per segnalare la presenza di Chiesa, finalmente restituito a una decente condizione fisica.
Insomma Spalletti può contare anche sulla necessità di rammendare qualche vecchio sbrego professionale così da abbinare orgoglio personale a necessità patriottiche. Per una volta allora, a questa nuova Italia dai contorni ancora vaghi, può bastare il raggiungimento del risultato. Serve qualche gol e una serata di grande attenzione.
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