Ferrari, ecco cosa serve per non ripetere il 2017

Più attenzione ai cambi regolamentari, a Seb e non mandare via i tecnici a metà stagione

Ferrari, ecco cosa serve per non ripetere il 2017

Passata la sbornia da giubilo, il giorno dopo la vittoria ferrarista diventa il giorno delle raccomandazioni. Consigli utili perché il giubilo prosegua e non svanisca come nella scorsa stagione. Le raccomandazioni traggono spunto dalle parole domenicali del vincitore visto che Seb ha detto «che stavolta, rispetto alla vittoria a Melbourne del 2017, nel confronto con la Mercedes siamo messi peggio...». È un avvertimento che diventa richiamo e si trasforma prima in stimolo e poi invito alle truppe di rosso vestite a spaccarsi ancor più la schiena per colmare il divario dai tedeschi. Ad Albert Park, centesimo più e centesimo meno, valutabile intorno al decimo.

Veniamo alle raccomandazioni. La prima: far tesoro del 2017 e ricordarsi che cosa non fare. Per esempio, non distrarsi sul regolamento. L'anno scorso, pronti e via, Seb aveva vinto in Australia, centrando nei primi sette Gran premi tre successi e tre secondi posti. Poi era arrivato l'Azerbaigian. Nei giorni di Baku si era infiammata a livello Fia la questione oli usati come additivi nelle benzine. Chi ne mette di più e chi ne mette meno era il tema. Rossa troppo solerte nel tornare a norma? Poco vigile sugli eccessi Mercedes? Fatto sta, all'improvviso ha preso ad andare meno. E, da lì in poi, è seguito un lento declino illuminato solo dalla vittoria in Ungheria e dall'inutile successo in Brasile. Distrazione ripetuta a fine agosto a Spa quando la Mercedes montò l'ultimo motore, aggirando il nuovo limite alla percentuale di olio nelle benzina. Da dopo il Belgio, i tecnici ferraristi iniziarono a spremere le power unit per compensare la perdita di potenza. Risultato: a Monza i tedeschi spopolano e Seb perde la vetta mondiale, in Malesia arrivano problemi al turbo in qualifica (scatterà ultimo) e in Giappone una candela lo tradisce in gara.

Seconda raccomandazione: non perdere mai di vista Sebastiano. Nel 2017, a Baku, ancora leader del mondiale, fu preda di una crisi di nervi per i continui tira e molla di Hamilton dietro la safety car, e lo prese a ruotate. Gettando via punti preziosi e una buona fetta di immagine. A Singapore il bis: in pieno raptus da comando io, pur di restare davanti alla prima curva fece un sandwich di Verstappen, Raikkonen e se stesso. Tutti eliminati.

Terza raccomandazione: non mandare via il capo dei motori a metà stagione. Magari Lorenzo Sassi avrà anche pagato colpe proprie alla voci oli e benzine, magari colpe altrui, ma sarà stato solo un caso che, poi, via colui che aveva portato la power unit al livello della Mercedes, è iniziato il declino? Era fine giugno. Era una Ferrari leader del campionato.

Per la verità ci sarebbe una quarta raccomandazione. A star zitto. Non è rivolta a un ferrarista ma a Max Verstappen reo dell'ennesima bischerata post adolescenziale. Domenica sera ha detto «il Gran premio è stato noioso, avrei spento la tv...».

Parole in libertà con cui il ragazzo talentuoso dimostra di volersi ingraziare i nuovi padroni a stelle e strisce desiderosi di show e sorpassi a tutti i costi, ma di non capire che F1 significa anche sfida cronometrica ad alta tensione per oltre venti giri con Vettel ed Hamilton separati di mezzo secondo. Crescerà.

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