Due vincitori, due podi, due Gran premi e la F1, recidiva, che ha rischiato di fare e farsi nuovamente del male. Succede in Azerbaigian, sul circuito cittadino di Baku che imita Monte Carlo e lo fa in meglio, regalando muri e pure sorpassi. Vince Hamilton però vince anche Verstappen. Podio ufficiale quello con l'inglese sul gradino alto davanti a Raikkonen e Perez, podio non ufficiale quello dello show e dei botti stile Nascar, assegnato ai due «red bulli» autoeliminati e a Grosjean andato a sbattere in regime di safety car. Due Gp in uno: quello vero e quello dello spettacolo a tutti i costi. Quanto al rischio di fare e farsi del male, non c'è vincitore, non c'è podio e tutto passa in secondo piano pensando al camion a zonzo per la pista intento a raccogliere monoposto mentre la safety car faticava a tenere dietro una mandria di bolidi trasformati in saponette dalle gomme troppo fredde. Chi governa e gestisce questo sport, per cui monsieur Jean Todt, per cui mister Chase Carey, per cui il direttorissimo Charlie Whiting, per cui tutti coloro che a vario titolo hanno compiti di comando e indirizzo, ringrazino il dio dei motori. Se Grosjean avesse perso il controllo della sua Haas con il camion in zona, magari oggi saremmo qui a piangere un altro Jules Bianchi, lo sfortunato francese finito sotto una gru entrata in pista in regime di safety nel Gp del Giappone 2014 e morto mesi dopo. Lewis Hamilton, accodato nella mandria, ieri l'ha pure fatto notare, «visto il camion in pista» ha detto «sarebbe stato meglio fermare la gara e ripartire...».
Il primo podio racconta di una Ferrari perfetta e di piloti non ancora perfetti. Seb Vettel ci ha illuso. Lui che dà il meglio di sé quando l'auto è un missile ha dimostrato di non aver ancora imparato a sorpassare. Ne doveva fare uno, alla ripartenza dopo la seconda safety car, a giri tre dalla fine, e l'ha sbagliato. Da secondo a quarto e pace. Vetta del mondiale persa a favore di Hamilton e 4 punti di distacco. Reso il favore ricevuto dalla buona sorte e dalla safety in Australia, quando Lewis, da comodo primo si era poi ritrovato dietro. Ieri a Baku più o meno lo stesso. Seb era secondo dopo il pit stop da supersoft a soft e attendeva che Bottas sostasse per passarlo. Invece l'autoscontro al giro 39 fra i «red bulli» e la safety e i piloti, lui compreso, ai box a montare ultrasoft hanno ribaltato l'ordine. Nel frattempo, tolti tutti i detriti dalla pista tranne uno: quello su cui, a due giri dalla fine è poi transitato il povero Bottas e boom. Addio vittoria. Questo il riassunto della gara e questo il perché di Raikkonen e Perez sul podio. Un Kimi graziato nonostante il patatrac con Ocon al primo giro che aveva causato la prima safety car.
Il secondo vincitore e il secondo podio raccontano invece un'altra corsa. Quella che di sicuro la proprietà americana del Circus ha apprezzato di più e che vorrebbe sempre vedere, tant'è vero che si vocifera prediliga l'uso della safety car garanzia di ripartenze agitate e quindi show. Trionfatore in tal senso l'impunito Verstappen, che dopo aver preso a ruotate il compagno Ricciardo, ha cambiato linea più volte (vietato) e innescato il tamponamento all'australiano. Dichiarazioni fotocopia dei due dopo la catechesi subita dal team: «Ci scusiamo con la squadra, nessuno di noi ha ragione». Dirà invece Helmut Marko, boss dei piloti Red Bull e «padrino» del ragazzetto: «Incidente di gara, non c'è uno più responsabile dell'altro...». Mica vero. Però Max fa molto show e molto America.
Tre ore dopo ecco la decisione dei giudici Fia: incidente di gara. Nessun colpevole. Anzi, no: uno c'è. Il pilotino russo Sirotkin. Scatterà tre posti indietro nel prossimo Gran premio. Ha tamponato al via Perez. Ma senza regalare un grande spettacolo. Punito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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