Quella che doveva essere una tranquilla gita al mare finisce per essere una tappa da incubo. È il paradosso di un ciclismo che mette alla gogna i corridori che sporcano con le cartine o le borracce o si mette rannicchiato sulla bicicletta in posizioni giudicate pericolose, ma poi non fa nulla quando si arriva su strade strette o percorsi accidentati, alla faccia della sicurezza.
Nella tappa di Cattolica dove sfreccia Caleb Ewan che si porta a casa la quarta tappa in carriera davanti alle nostre facce tricolori Nizzolo e Viviani, alle loro spalle si fa il conto dei feriti. Chi paga il conto più salato è uno degli uomini più attesi, uno dei pretendenti alla rosa finale, Mikel Landa, che chiude il suo Giro in ambulanza e con una spalla fuori uso.
Doveva essere una tranquilla tappa di trasferimento al mare, invece il trasferimento è ai nosocomi della zona. Gli ultimi venti chilometri sono una sorta di giochi senza frontiere, dove sono nascosti una serie infinita di trappole: strade strette, curve a gomito, rotonde e spartitraffico a non finire. Per completare il tutto, salsedine e sabbia quanto basta, per dirla alla masterchef, visto che questi erano gli ingredienti giusti da aggiungere al nervosismo prima di una volata sul filo dei 70 all'ora.
Sono in tanti a capitolare: Sivakov vola sul marciapiede dopo essersi arrotato con il compagno Narvaez. A nove dall'arrivo finiscono a terra Fiorelli e Kluge, pilota di Ewan. Il peggio, come dicevamo, arriva a quattro chilometri dal traguardo, quando il gruppo si spacca in due e Dombrowski, il vincitore di Sestola, finisce contro un addetto alle segnalazioni. L'americano rimbalza addosso a Landa e ad un altro atleta, travolgendoli: il basco non si rialza e finisce la sua giornata in ospedale. In più frattura per la clavicola per il francese Francois Bidard.
«Finale stressante e anche pericoloso: se vogliamo percorrere queste strade, bisogna renderle meno pericolose aumentando le protezioni», dice senza tanti giri di parole il padrone del Giro, la maglia rosa Alessandro De Marchi. Al quale fa eco Alberto Bettiol, vincitore di un Fiandre: «Bello il ritorno del pubblico sulle strade, ma aggiungiamo un po' di sicurezza. Troppi rischi, qui la gente guarda il cellulare e non guarda noi che arriviamo a forte velocità».
In questo Giro inquieto, si parla di pace. Nella Striscia di Gaza la tensione non tende a diminuire e la Israel Start Up Nation, la formazione della maglia rosa De Marchi, non nasconde la propria preoccupazione. Guy Niv, corridore israeliano, si è reso protagonista ieri mattina di un video messaggio in cui parla a Israele e a tutte le persone che stanno vivendo molti difficili negli scontri tra israeliani e palestinesi. «Tutto di te è nei miei pensieri e nel profondo del mio cuore. Spero solo che possiamo continuare a regalarti qualche dolce momento di orgoglio e felicità.
Tutti noi vogliamo condividere la speranza che tornino presto i tempi della pace».Il portavoce del team Tsadok Yecheskeli aggiunge: «Siamo una squadra sportiva e sentiamo di avere l'obbligo di fare il meglio che possiamo per riunire le persone attraverso questo magnifico sport».
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