Nel Belpaese degli eterni rivali, specie nello sport, partiti da Coppi contro Bartali, passati per Rivera contro Mazzola, è cosa buona e giusta discutere anche di una suggestiva teoria legata ai recenti successi dello sport italiano. Un raffinato pensatore come Marcello Veneziani contesta lo scenario descritto da il Giornale sul dopo Tokyo raffreddando gli entusiasmi di chi ha immaginato che ne possano derivare invece effetti virtuosi, specie in economia. Alessandro F. Giudice, manager d'azienda (settore aereospaziale), un passato in banche d'investimento e un libro sul calcio di recente pubblicazione («La finanzia del goal», Ed. McGraw Hill, 533 pp 37 euro) è l'esperto giusto per intervenire nel dibattito e analizzare il fenomeno. La prima osservazione, sul tema, è molto leale: «Attenzione, non esiste una formula matematica o un algoritmo per determinare un numero ma esistono riflessioni e un precedente che possono guidarci nella discussione. Alcuni analisti, nel 2006, dopo il successo del calcio italiano al mondiale di Germania, per esempio, stimarono il beneficio nello 0,3% del Pil».
Da Berlino 2006 a Wembley 2021, col trionfo nell'europeo, il passaggio è inevitabile. Eccolo: «Per cominciare dobbiamo dare una risposta al seguente quesito: una vittoria così attesa nel calcio e così seguita dal pubblico televisivo, quali risultati può conseguire? Ne individuo almeno tre: 1) incremento del valore dei calciatori azzurri, segnalo tra tutti quello di Federico Chiesa, tra i protagonisti del torneo; 2) incremento del valore dei diritti televisivi perché è aumentato l'interesse, in giro per il mondo, nei confronti del nostro calcio; 3) incremento del numero dei tifosi allo stadio».
Questi sono quelli diretti. Ce ne sono anche indiretti. Di identico valore pur se più aleatori. È sempre Giudice che s'addentra nella discussione: «L'aumento della pratica di base nel calcio con un maggior numero di praticanti può procurare un impatto positivo sulla società: la gioventù sta meglio in salute, si distraggono i ragazzi attratti da viziosi modelli. Lo so, qui siamo nel campo della sociologia ma anche questo dato vale». Giusto. Perché identico ragionamento è presente in tutte le diverse attività generando un effetto moltiplicatore. Il problema è uno solo: non è possibile quantificare con un numero, si può solo fare una stima. Insiste ancora Alessandro Giudice che di conti nel calcio scrive sul Corriere dello Sport: «Prendiamo l'esempio di Berrettini arrivato in finale a Wimbledon con una eco notevole: tanti ragazzi, potrebbero decidere d'iscriversi a un corso di tennis. E se aumenta l'attività di base c'è un indotto che si mette in moto. Non sono un temerario in grado di trovare un numero ma sostengo che lo stesso effetto può essere procurato dal trionfo alle olimpiadi e in particolare in quegli sport che pochi conoscono. Mi resta impressa la medaglia del karate. Mettetevi nei panni di un ragazzo d'oggi: magari ho una palestra vicino casa dove si pratica il karate e mi iscrivo. Su 60 milioni di persone, le 40 medaglie conquistate possono creare l'emulazione e di qui il contributo sul Pil perché il benessere fisico ha un impatto sulla spesa sociale, sulla sanità, meno gente che cade nella trappola della criminalità». Senza calcolare l'altro aspetto, quello dei consumi: mi iscrivo, acquisto materiale, pago il maestro, incoraggio i miei coetanei a fare lo stesso. «Di sicuro nessuno può dire quanto torna, sarebbe da ciarlatani avventurarsi in una cifra.
Ma un effetto positivo c'è, indiscutibilmente». E su questo puntiamo dando appuntamento all'inverno del 2022 quando immagineremo il Belpaese col piumino, in giro per le città, in occasione del mondiale di calcio in Qatar.
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