Sinner come Djokovic

Jannik a Shanghai batte il serbo che lo incorona: "Sembra di vedere me". Ecco perché si assomigliano

Sinner come Djokovic
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Praticamente la nemesi dei numeri 1, modelli quasi in carta carbone che si passano il regno del tennis di generazione in generazione. Sinner che batte Djokovic, e in quel modo tra l'altro (7-6, 6-3), davvero sembra essere il tennis che si guarda allo specchio per non arrendersi allo scorrere del tempo. È arrivato il momento di un nuovo re, e usciti di scena due dei tre Big Three, la storia ha fatto sì che l'unico superstite potesse vedere da vicino il giocatore che potrebbe diventare come lui. Perché nella strada di Jannik per essere Novak, Shanghai ha segnato una tappa fondamentale: «Jannik Sinner mi ricorda me - ha detto lo sconfitto -: il suo servizio è tremendamente migliorato, è diventato un'arma importante; è aggressivo da fondo, e appena ha una palla più corta da attaccare prende l'iniziativa; è molto solido sia con il dritto sia con il rovescio, non commette molti errori e cerca di togliere tempo all'avversario. È quello che ho fatto per tanti anni, giocare un tennis ad alto ritmo, cercando di togliere tempo, di soffocare gli avversari. È questo che vuoi, far sentire i tuoi avversari sempre sotto pressione per i tuoi colpi, la tua velocità, la tua presenza in campo. E lui lo fa, quest'anno è stato impressionante, davvero continuo».

E allora: quanto un italiano sudtirolese dai capelli rossi può assomigliare al fenomeno serbo che ha vinto più di tutti? Molto già ora, non del tutto ovviamente. Eppure guardandoli ieri in campo, perfino Roger Federer in tribuna d'onore avrà notato le similitudini. E nel chiacchiericcio continuo con Carlo Alcaraz e il suo coach Juan Carlos Ferrero, che erano accanto a lui, speriamo che non abbia passato troppe informazioni. Anche se, comunque, lui contro Novak ha sempre faticato.

RESILIENZA

La resilienza. Quante volte abbiamo visto ormai Sinner riuscire a rispondere a un servizio impossibile o riuscire a ribattere un colpo che nessun altro, Djokovic escluso, riuscirebbe a colpire? È successo anche ieri in finale, e proprio contro il serbo. E lo ha detto anche dopo: «Sento di essere fisicamente più pronto per giocare al massimo livello per un tempo più lungo. Anche mentalmente sono pronto ad accettare ogni situazione difficile in campo, e credo che questo sia il principale passo avanti». Avanti verso l'essere più Cannibale possibile.

TESTA

Con tutto quello che ha passato quest'anno, Jannik è comunque riuscito a costruire la scalata alla cima del mondo, a terminare la stagione con due Slam e il numero uno di fine anno. A vincere 7 tornei su 8 finali e a costruire un fossato tra lui e gli avversari anche in termini di punti in classifica. Solo contro tutti, così come ha fatto sempre Novak, che ha sofferto tutta la carriera contro i due rivali più amati e che per vincere Wimbledon, nel famoso match in cui ha annullato due match point al rivale, ha trasformato nella sua testa i cori «Roger, Roger» in un improbabile «Nole, Nole». Ha funzionato.

PREPARATORE ATLETICO

Ovvero Marco Panichi, appena arrivato nell'angolo di Sinner insieme al fisioterapista Ulises Badio dopo il cambio del team a causa del caso Clostebol. Panichi per cinque anni consecutivi (e un anno anche precedentemente) ha forgiato il fisico di Djokovic, rendendolo sempre più elastico e scattante. Gli indizi ci sono quando Jannik si allunga in laterale per rispedire dall'altra parte palline impossibili: la predisposizione già c'era, il lavoro non potrà che migliorare la tendenza.

ULTIMO INDIZIO

Attualmente ci sono solo due giocatori con cui Sinner, in condizioni normali, sa di poter anche perdere. E sono Carlos Alcaraz e proprio Djokovic, anche se dopo il match di ieri forse anche Novak non è più questa certezza. Ma di sicuro un dominatore così non si vedeva dai tempi dei match dell'uomo di Belgrado contro i suoi nemici fenomeni.

SINNER COME DJOKOVIC?

C'è ancora un po' di percorso da fare, per esempio alzare la continuità nel servizio così come l'attitudine a scegliere sempre il colpo giusto per

finire un avversario in difficoltà. Però il traguardo è vicino. E in fondo, come dice Jannik, «Continueremo a lavorare sodo, penso che il lavoro non finirà mai». Fino a quando, un giorno lontano, non arriverà un nuovo Sinner.

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