Lo show australiano alla fine regala quattro facce diverse. Ventisette giri da urlo, sorpassi e controsorpassi, la gara ribaltata più volte e alla fine firmata da Marc Marquez, quinta vittoria stagionale, cinquantesima in carriera a Phillip Island. Il campione uscente ha la faccia di quello che l'ha combinata grossa nell'ultima tornata, «un giro da qualifica» ha detto lo spagnolo. Ha infilato Jorge Lorenzo che pensava di aver già vinto, e aveva la faccia di quello a cui avevano sfilato da sotto il naso il barattolo della marmellata: «Alla vigilia non credevo di poter vincere, in gara avevo finito per crederci». Poi ha guardato in faccia Iannone, terzo dopo nove gare senza podi e vincitore morale per quel doppio sorpasso a Marquez e Rossi. Il ducatista aveva la risata del bambino che sa di essere diventato grande proprio battendo l'amico-idolo. Quel Dottore, quarto, e con lo sguardo furioso al quale «girano per il podio mancato».
Lo spettacolo del Gp d'Australia tiene aperti i giochi per il titolo: Rossi vede ridotto il vantaggio a undici punti su Lorenzo. Due che in riva al mare australiano hanno scoperto di avere il braccino. Certo loro avevano molto da perdere e i rivali nulla, ma entrambi hanno perso i rispettivi duelli. Vale ha ceduto a Iannone, Jorge a Marquez. E non è la prima volta in questo entusiasmante finale di stagione. Rossi perde un altro corpo a corpo nel finale, una volta li vinceva tutti, dopo quello con Pedrosa in Aragona. Lorenzo perde un'altra gara che sembrava già vinta dopo quella in Giappone.
Però la delusione del maiorchino è compensata dal «regalo» di Iannone, che al sabato gli aveva preso la scia e rubato il secondo posto in griglia. Strano solo il modo di ringraziare: «Anche se è italiano non ha favorito Valentino». Ci sarebbero gli estremi per l'offesa. Lorenzo non conosce ancora bene Iannone, imparerà a farlo, perché se lo ritroverà sempre più spesso tra i piedi. Intanto gli risponde a parole: «In gara devi pensare solo a te stesso. È stata la più bella della mia vita». Lorenzo gli promette dieci birre, Vale che gli resterà amico anche se dovesse perdere il titolo per quei tre punti. Un trionfo. Il ducatista dopo la gara di ieri è l'erede designato di Rossi.
Rossi lascia l'Australia, la sua seconda casa professionale, senza chiudere i giochi come sperava, ma soprattutto con tanta rabbia dentro perché «avevo la velocità per battere Lorenzo». Quindi suona la sveglia: «Abbiamo sbagliato al sabato, colpa mia e del team, ci serva da lezione». Gli resta solo un dubbio su Marquez: «A un certo punto ha anche rallentato...». L'ha voluto ostacolare? Di certo lo spagnolo si è rifatto vincendo. Rossi e Lorenzo vedono ombre ovunque, perché la pressione sale. Vale dice «che uno stress del genere è bello, se fossi quarto a cento punti non mi divertirei. La pressione nasce dalla velocità che hai in pista». Lorenzo dice di «stare bene e che il titolo è più vicino». Piccola bugia perché l'Australia non ha cambiato di una virgola la situazione: a Valentino basta sempre arrivare subito dietro al compagno di box a cui non basterebbero due vittorie con l'italiano sempre secondo. Rossi limita i danni con un ko indolore, Lorenzo spreca l'occasione, guardando i numeri. Mentre a livello morale ne esce sicuramente meglio lo spagnolo rispetto all'italiano.
Ora si va in Malesia (altra pista «amica» di Vale), penultimo gp prima della chiusura a Valencia, «tre volte importante, anche se solo all'ultimo giro dell'ultima gara si capirà chi è più forte». Sembra la promessa di altre due gare spettacolari.
In Australia, «la più bella dell'anno» il giudizio unanime dei quattro protagonisti, l'unico che non si è divertito è stato il gabbiano steso con una «cascata» da Iannone al secondo giro. Il suo ricordo è un buco sul cupolino della Ducati de «l'uomo del giorno», dice Rossi. Un'investitura, ma per il futuro perché il presente è ancora del Dottore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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