Tra Gonzalo Quesada e Felipe Contepomi la distanza è quella di un passaggio: un pallone che nel 2003 a Port Elizabeth quello che oggi è il commissario tecnico azzurro recapitò nelle mani dell'attuale coach dei Pumas per una delle più straordinarie mete in contrattacco segnate dai Pumas agli Springboks. Sorride Gonzalo mentre glielo ricordiamo... «Sì ma in questa partita gli allenatori contano poco - dice - Sono due squadre che hanno tra le loro fila dei leader naturali. Conosco lo staff argentino e un buon 70 per cento dei giocatori. Feli lo vedrò negli spogliatoi, prima e dopo il match siamo amici ma fino ad allora in testa ci sarà solo la partita. Gonzalo parla della sfida ai Pumas a un anno dal suo arrivo in Italia. Oggi vive nell'hinterland milanese, frequenta gente come Javier Zanetti, Julio Velasco e Luis Scola ma cosa che più conta è che con lui siano arrivati anche i migliori risultati dell'ovale italico sia nel Sei Nazioni che durante il tour estivo.
È stato un anno che è servito anche per acquisire consapevolezza.
«Quando sono arrivato sapevo quello a cui andavo incontro. Avevo seguito la squadra durante il mondiale, mi sono incollato al video per vedere le partite degli ultimi due anni. Abbiamo cambiato qualcosa, non solo nel gioco, forse più nell'attitudine, nell'insieme, nell'aiutarci l'uno con l'altro sul campo. I risultati si sono visti».
Oggi l'Argentina. Loro sono insieme da tre mesi. Hanno battuto Springboks, Australia e All Blacks. Voi avete avuto poco più di 4 giorni per ritrovarvi.
«Sì, è uno dei temi della sfida. Vedo le due squadre allo stesso livello al di là dei risultati. Tanti giocatori di valore assoluto e altri che sono lì pronti a esplodere. La differenza la fa il sistema. Per noi sarebbe stato terribile cercare di cambiare tutto. Per questo con lo staff abbiamo pensato a fare degli adattamenti. Piccoli miglioramenti che avevamo in testa ma che faremo entrare nel sistema un po' alla volta. Cambiare radicalmente sulla salita difensiva che è qualcosa che si affina con il tempo poteva essere una mossa poco furba».
Come è nata la formazione azzurra?
«Nasce dal tour e dalla prova dei ragazzi. È un fatto che abbiamo una prima linea che è partita titolare negli ultimi 5 test e una mediana confermata nelle ultime 4 partite. Le scelte le ho spiegate ai ragazzi e anche questo è un percorso che ci deve avvicinare ad una consapevolezza culturale di giocare per una maglia».
Che partita immagina?
«Con lo staff abbiamo immaginato due partite: una da 50 minuti e un'altra da 30 per avere un alto rendimento per tutti gli 80 minuti anche attraverso i cambi».
La cultura di squadra...
«È quella che hanno i Pumas e che hanno costruito nel corso del tempo. Noi cerchiamo di fare lo stesso. Da un anno a questa parte la crescita c'è stata. Tanta gente è vicina alla maglia azzurra, faccio alcuni nomi come Canali, Montemauri, Gesi, Gallagher, Da Re ma ne potrei fare altrettanti di ragazzi che sono vicini alla convocazione, siamo solo all'inizio».
Ci sono poi le nuove regole volute da World Rugby. Quale è il suo giudizio?
«Per alcuni versi sono abbastanza d'accordo sulla direzione che si vuole dare al gioco velocizzandolo».
Tre partite, Pumas, Georgia e All Blacks. 10 euro sull'Italia si potrebbero mettere...
«No, io non scommetto. Le scommesse vivono di statistiche. Al mondiale si diceva che quella era una partita che l'Italia poteva vincere ed è uscita con 90 punti sul groppone. Per questo sarò molto attento a usare le parole con i ragazzi.
Avremo prima due partite molto impegnative poi penseremo alla Nuova Zelanda». Ora testa all'Argentina, quel pallone di Port Elizabeth servito su un piatto d'argento per dare il la alla meta di Felipe resta solo un ricordo da lasciare lontano dal prato di Udine.Tv: ore 18,40 dir. Tv8 e Sky
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