Devi avere la disinvolta sfrontatezza del Milan per viaggiare controcorrente rispetto al calcio italiano, uscito in numero consistente dalle coppe europee così da dedicarsi a tempo pieno al campionato, e puntare alla qualificazione ai quarti di Europa League al cospetto di un rivale di rango, il Manchester United. «Se esci e parli della gioventù del gruppo sono solo scuse» anticipa con quella fierezza tipica di uomo del nord Simon Kjaer, il protagonista della sfida dell'Old Trafford con il gol nel finale di vitale importanza. Questa volta non ci sono nemmeno altre scuse, riferite al numero degli assenti perché l'United ne recupera più di uno (Cavani resta fuori lista) e il Milan si accontenta di Ibra, Bennacer e Romagnoli, prima di valutare meglio la salute di Rebic, Calabria e Leao. Solskjaer, tecnico inglese, con un ruolino di marcia fuori dal suo stadio-monumento davvero invidiabile (imbattuto nelle ultime 12 sfide), è realista e raccomanda ai suoi: «Ci vorrà una prova super».
Stefano Pioli, invece, adesso che ha a disposizione questa grande opportunità non vuole lasciarsela sfuggire. Ha già sacrificato un pezzo di secondo posto (col Napoli pagata la grande fatica del giovedì internazionale precedente) ma vuole tirare dritto. «Visto che siamo arrivati fin qui dobbiamo puntare alla qualificazione» ammonisce i suoi. Perché il primo comandamento di questo Milan giovane e rampante è sempre lo stesso. «Tutti noi avremmo firmato all'inizio della stagione per questa striscia di risultati ma se non dovessimo alla fine raccogliere nulla, saremmo tutti delusi» è la sua sintesi.
Il Milan prova a riprendersi la bandiera internazionale del calcio italiano che è stata nella storia il suo segno distintivo. «Anche l'anno scorso a dire l'Inter è arrivata in finale di Europa league» il ricordo di Pioli a cui manca il dettaglio della sfida secca dopo il lock down. «Il vero problema dei risultati italiani nelle coppe è la differenza della qualità dei terreni di gioco, siamo indietro su tutto, anche su questo» è la sua analisi che sorvola sugli aspetti fisici e tattici. E allora il Milan prova a rimediare a una contabilità disastrosa. Senza dimenticare né il nervosismo tradito col Napoli - protagonisti Rebic, Donnarumma, Theo Hernandez - («dobbiamo imparare a essere lucidi» la raccomandazione) né le perfide annotazioni dei giornalisti inglesi che gli chiedono se Ibra «sia meglio come calciatore o come presentatore a Sanremo». Lapidaria la sua risposta: «Mi interessa il suo prezioso rendimento da calciatore, non ho visto Sanremo».
Evidente che il Manchester e gli inglesi temono proprio il ritorno di Zlatan, assente all'andata dopo l'infortunio con la Roma. Dovrà partire dall'inizio qualora non sia disponibile né Rebic (squalificato per Firenze) né Leao.
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