Mosca 1980. L’incredibile rimonta di Mennea. Brera: "Un fenomeno raro come Fausto Coppi"

Il campione azzurro, entrato settimo negli ultimi cento metri, mette il turbo bruciando sul traguardo lo scozzese Wells cnquistando, vent’anni dopo Berruti, l’oro olimpico sui 200. E il principe dei giornalisti sportivi lo celebra: "Un miracolo figlio della tenacia"

La pagina sportiva del Giornale che racconta l’incredibile impresa di Pietro Mennea alle Olimpiadi di Mosca 1980
La pagina sportiva del Giornale che racconta l’incredibile impresa di Pietro Mennea alle Olimpiadi di Mosca 1980

Pietro Mennea, morto nel 2013 a 61 anni, è un altro dei grandi miti dello sport italiano, l’unico duecentista della storia ad aver disputato quattro finali olimpiche di fila dal 1972 al 1984 vincendo un oro e due bronzi. Dalle corse intorno alla cattedrale di Barletta a un record mondiale sui 200 che è durato trent’anni, fino a quando Usain Boit, nel 2009, lo ha battuto. Una vita esemplare partita dalla sartoria del padre dove faceva il fattorino fino alla cattedre universitarie. Una tenacia e un’energia che non si sono più viste sulle piste dell’atletica. Gianni Brera, il principe dei giornalisti sportivi racconta in questo stralcio il sensazionale oro conquistato a Mosca 1980..«Io triumphe, Pier Paolo Mennea da Barletta, in alto le bandiere e i canti per te, che hai ridato all’Italia tanto onore. Mezzo tramortito e non mente! Il vecchio cronista si rifà al “nunc dimittis” di evan-gelica memoria (strano che quando l’occasione è solenne affiorino dal nostro imbarbarito sanguaccio le frasi più roboanti del tempo latino). In verità non credevamo che il miracolo si rinnovasse: ne avevamo goduto e sofferto uno a Roma, autore Livio Berruti, prodigioso abatino – quello si – dell’anno 1960. A distanza di vent’anni giusti, ripropone lo stesso miracolo un atleta che non è abatino nella grazia ma si nel carattere umbratile e delicato del purosangue. La sua struttura esalta e sorprende chiunque abbia precisa coscienza estetica della morfologia umana.

Pier Paolo è fenomeno raro: come Fausto Coppi, inventore del ciclismo moderno, questo maturo e intramontabile atleta pugliese racconta nella sua travagliata struttura tutti o quasi i drammi genetici d’un popolo come il nostro disastrato per secoli, anzi per millenni: e per singolare processo psicologico autorizza a sperare contro tutte le apparenze reali, Sissignori, il nostro vecchio sangue è vivo. Le sofferenze e le mortificazioni non l’hanno fiaccato: gli atleti che tuttoora esprime sono mirabili: e fanno pensare al miracolo sempre nuovo della vita».Gianni Brera (29 luglio 1980)

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