Si alza lo scontro con la Wada. Gli Usa hanno bloccato un pagamento di 3,5 milioni di euro all'agenzia antidoping mondiale. Dopo il caso dei 23 nuotatori cinesi pizzicati, ma poi autorizzati dalla Wada a competere ai Giochi di Tokyo 2021 dove hanno vinto sei medaglie, la Casa Bianca ha deciso di reagire non versando il pagamento delle quote per il 2024. L'Agenzia antidoping statunitense (Usada) ha dichiarato infatti di «appoggiare pienamente» la decisione del governo degli Stati Uniti «come unica scelta giusta per proteggere i diritti degli atleti, la responsabilità e la concorrenza leale». Difficilmente ci saranno ripensamenti da parte degli americani, proprio ora che tornerà al potere Donald Trump, la cui politica ostile contro la Cina si appresta ad avviarsi con i dazi e i limiti alle esportazioni nei confronti del Dragone. Tutto questo sta avvenendo nei giorni in cui lo stesso Trump è stato molto duro con i Paesi Nato sul tema di una equa partecipazione alle spese per la difesa. Insomma, il fattore Trump influenzerà sicuramente anche il futuro delle relazioni sportive internazionali visto che gli Usa, il principale contributore al bilancio della Wada sin dalla sua creazione nel 2000, vogliono più chiarezza.
In verità, non è la prima volta che gli Stati Uniti non pagano le proprie quote alla Wada. Già cinque anni fa, non a caso durante la prima presidenza di Trump, il Congresso approvò una legge la Rodchenkov, dal nome dell'informatore che scoperchiò il caso che permise all'Usada di non versare i contributi all'agenzia mondiale come reazione al «doping di Stato della Russia durante i Giochi invernali di Sochi 2014». In quell'occasione, i due organismi riuscirono però a ricucire i rapporti. Adesso la guerra fredda con l'antidoping si è spostata verso i cinesi, che secondo l'Usada avrebbero avuto un trattamento speciale quando gli è stato dato il via libera di gareggiare a Tokyo pur essendo risultati positivi alla trimetazidina, un farmaco vietato per il cuore. È stata anche avviata dalla Fbi una indagine per valutare la corretta gestione del caso. «Serve una riforma significativa della Wada per garantire che ciò non accada mai più», ha aggiunto l'ad della Usada Travis Tygart, che all'epoca si era infuriato con la Wada per aver creduto alla tesi dell'agenzia antidoping cinese (Chinada) sulla contaminazione alimentare.
Chiaramente, lo stop ai pagamenti provoca una rottura delle relazioni tra la Wada e il Paese che ospiterà il Mondiale di calcio 2026 e l'Olimpiade di Los Angeles 2028. Ci sono equilibri da garantire e per questo la vicenda nei prossimi mesi sarà seguita con attenzione.
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