Annecy - Toglietegli tutto, ma non la bicicletta. Neanche nel giorno di riposo. «Guai a non fare nulla dice Vincenzo Nibali, 12° nella generale a 1'48 dalla maglia gialla Van Avermaet, e a 6 da Froome - perché poi si resta ingolfati e si paga. Il fisico deve sì recuperare, ma senza fermarsi. Devi mantenerlo un pochino su di giri, sollecitato, come a chiedergli: non addormentarti. Guai a rilassarsi troppo: fa malissimo», spiega il siciliano. Vincenzo è di stanza al Tulip di Aix-les-Bains. Da oggi, dopo nove tappe stressanti e logoranti come poche, finalmente iniziano le montagne: ecco le Alpi. Però, prima, facciamo un passo indietro. Torniamo per un attimo alla tappa di domenica sulle pietre della Roubaix.
«È stata una tappa molto impegnativa, caotica direi, ma non avrebbe potuto essere diversamente spiega il capitano del Barhain Merida - Il problema era quello di cercare di prendere i tratti in pavé davanti, poi una volta entrati era obbligatorio andare tutti in fila, non si poteva fare altro. Stando davanti si riusciva a vedere meglio la strada, dove mettere le ruote, c'era un po' meno polvere. La mia caduta? Davanti a noi il primo a cadere è stato uno della Fortuneo che si è toccato con un altro corridore, io ho schivato sia lui che Uran, poi mi si è impuntata la bici, sono caduto sull'erba e sono ripartito. Colbrelli era con me e mi ha dato la spinta, Franco (Pellizotti, ndr) è passato in quel momento, con noi c'era anche Gilbert e siamo rientrati agevolmente. Non abbiamo rischiato né sofferto».
Gli chiedono un parere sulle dichiarazioni fatte a caldo da Gianni Moscon, compagno di squadra di Froome al Team Sky, che si è lamentato del fatto che non sia stato fatto il barrage, non siano state fermate le ammiraglie, e di conseguenza permesso a tanti corridori attardati di rientrare in scia. «Ho letto le dichiarazioni di Moscon, confesso che non mi sono accorto di nulla perché quando sei davanti non hai tempo di pensare o vedere a quello che ti accade alle spalle. Ma di sicuro domenica il barrage ci stava tutto».
Aveva in mente di attaccare? «Nel finale ho provato a muovermi, ma mi sono trovato bloccato. Una volta mi ha chiuso Sagan del tutto involontariamente, l'altra volta si sono aperti tutti improvvisamente e non c'era più spazio: ho anche rischiato di cadere».
In ogni caso Vincenzo non nasconde la propria soddisfazione per quanto raccolto e fatto vedere in queste prime nove tappe di Tour. «Dopo nove giorni, sono dove volevo essere dice - Non ci sono state salite importanti, contava soprattutto non perdere terreno».
Da oggi si comincia a fare sul serio: ci sono le Alpi. «Ci aspettano tre giorni di salite, tre tappe molto impegnative. Oggi c'è una salita più dura (la Montée des Glières) e tre sulle quali serve di più spingere: bisogna vedere quale sarà l'interpretazione della corsa.
Di solito le Alpi sono più dure dei Pirenei, sarà importante capire se qualcuno vuol muoversi prima o se si aspetta l'ultima salita per dare battaglia. Io? Se capiterà di provare a fare qualcosa, non mi tirerò certamente indietro. Come vedo Froome? Lo vedo: Froome è Froome... ».
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