C'è furore e furore. Conte ce lo mette fuori campo e sono sventole degne di un Tyson bei tempi: Capello ne è uscito con gli occhi neri. Perfin a costo di indispettire il pubblico bianconero. Quel commento di ieri: «La sua Juve ha vinto due scudetti revocati», potrebbe essere indigesto. Ma quando vinci, puoi tutto. E anche dire quasi tutto. Invece la Juve è un po' più aggraziata: vera Signora... Però bastano i numeri a dire quanto sia perfida: dodici successi in casa, ormai a un passo dal record, e 36 reti segnate, ovvero tre per ogni partita. In campionato sono 59 reti totali in 24 partite, in casa realizza da 24 match di fila: l'ultimo 0-0 risale al novembre 2012. Si diverte e fa divertire, magari ti lascia intravedere il pizzo degli slip, ma poi ti fa sbattere la testa contro il muro. Oppure segue l'ultima abitudine: per un tempo non lascia scampo, poi pensa al piacere del brivido. Stavolta pochi minuti, non proprio come a Verona. Chissà mai, sarà che il Chievo ha la stessa targa ma nel primo tempo sembrava di rivedere la stessa partita. Juve in dominio assoluto, gli altri a livello di punching ball. Poi si sprecano le divagazioni. È capitato quasi sempre negli ultimi cinque incontri.
Come non dar ragione a Capello? Juve troppo forte per il nostro campionato, non c'è vera concorrenza. Ma così è se vi pare e la Signora ha dato del rammollito al Chievo per trequarti d'ora. Il tanto per guardarsi negli occhi e Asamoah ha cavato una delizia di gol per il suo amor proprio e per quello degli juventini che hanno altri eroi nel cuore. Poi Marchisio ha sfruttato il tap in di una delle punizioni tipiche di Pirlo e degli errori (altrettanto tipici) di Agazzi e tutto pareva finito in gloria. Juve diversa dal solito, soprattutto nella formazione: Pogba a riposo, Caceres e Ogbonna a sostituire Barzagli e Chiellini. Dentro Giovinco in coppia con Llorente, una sorta di marameo fatto da Conte ai cronisti che avevano creduto in una coppia di piccoletti: Giovinco-Tevez. Lui, l'allenatore, si diverte a mischiar idee in allenamento, ma poi rinsavisce prima di cominciare. E così, con Tevez in panchina a fare il turista, il topolino e lo stangone in campo, avrà pensato che poteva uscirne qualcosa di divertente.
E, infatti, Llorente è stato subito utile, mettendo piede nel gol di Asamoah. Giovinco ci ha provato, ma poi si è arenato nei suoi limiti. Ha guizzato per quanto ha sbagliato e il pubblico si è stufato.
Sono piovuti fischi, Stadium impietoso ma giustificato. E Conte, ancora una volta, ha sentito suonare i campanelli, squillare le trombe, si è messo di mezzo, ha preso il piccoletto sotto il manto e guai a chi gli urlava contro. E lo ha ribadito in tv («Clima ingiusto, non capisco»). Conte guerriero impavido come dovrebbe essere la squadra, ma tanto vi dice perché la Juve non starà mai a guardarsi allo specchio. Ieri ci ha provato per 10' della ripresa, il tempo per subire un gollonzo scaturito da un rinvio di Lichtsteiner sulla schiena di Caceres, con Buffon attonito. Poi il gioco è tornato forza della Signora, con l'architetto a farla da padrone. Pirlo ha gestito palloni, ha calciato punizioni e corner finché non ha pescato il Cabezon di Llorente, sempre più Charles per il cuore e per gli onori della squadra.
C'è più forza nell'aver lo spagnolo là davanti che nel preoccuparsi dei propri sistemi difensivi. Deve averlo capito anche Osvaldo che si sta dando gran daffare appena il tecnico lo chiama all'opera.
Anche ieri gli è andata male con il gol. Ma questa Juve regala sensazione di essere molto più forte in attacco che in difesa. Potrebbe essere la chiave per una miglior figura europea. Giovedì la prima prova e controprova.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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