San Siro listato di giallo-azzurro, Milan e Inter idealmente abbracciati prima del via, schierati insieme davanti a uno striscione con la parola pace. E poi lui, il re di questa partita, il capocannoniere assoluto del derby, il bomber che tanto ha dato a questa sfida, amato dai milanisti, certamente rispettato dagli interisti: lui, Andriy Shevchenko che appare sul tabellone e recita la sua preghiera di pace.
Il Pallone d'oro dell'Ucraina che invita San Siro a pregare per la pace: «Vi chiedo di dare il vostro sostegno, perché il popolo ucraino vuole la pace. Fermiamo questa guerra insieme». Brividi nello stadio, certamente più di quanti ne avrebbe poi procurato la partita, anche se forse Milan e Inter si aspettavano più partecipazione alla causa. I rossoneri fanno riscaldamento con una maglietta bianca con la bandiera ucraina sul petto e sui seggiolini dello stadio le due società hanno messo a disposizione 55mila bandierine giallo-azzurre da sventolare, ma sono state subito riposte.
Peccato, perché forse dopo l'applauso al discorso di Sheva si poteva dare un segnale più consistente. Poi c'è la partita e allora via agli insulti. Pure le tifoserie spesso sensibili a temi sociali non hanno niente da dire. Non un coro, non uno striscione.
Purtroppo l'Ucraina dopo il rito iniziale sembra già lontana.
Anche se questo derby tra due squadre sgonfie non ti può allontanare da certi pensieri, da quello che ci angoscia tutti i giorni. Ma forse Sheva stava rivolgendo le sue preghiere a un altro San Siro, quello con l'aureola. Speriamo che almeno lui gli dia ascolto.
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