Quando Basilea fu la prova generale dell'Heysel

La finale di coppa Coppe, vinta dalla Juve, in balia degli ultrà. Per fortuna c'erano i portoghesi...

Quando Basilea fu la prova generale dell'Heysel

Il St.Jakob si portava appresso la storia di quella partita favolosa tra Ungheria e Germania. Erano i mondiali del '54 e la squadra di Kocsis e Puskas ne segnò 8, dico otto, ai tedeschi che non andarono oltre i tre gol di Pfaff, Rahn, Hermann per poi vendicarsi, si suppone anche come, nella finale di Berna finita 3 a 2. Uno stadio appena rifatto per il torneo della Fifa, cinquantunomila e trecento posti ufficiali a sedere ma, una volta in piedi, ammassati, diventavano sessantamila. Tanti erano anche per la finale di coppa delle Coppe, la quarta ospitata nello stadio di Basilea, la sera del sedici di maggio dell'Ottantaquattro. Strapieno, oltre ogni logica di sicurezza.

I binari della ferrovia passavano di fianco alla tribuna, si udiva perfettamente il fischio dei treni. Juventus e Porto si giocavano la coppa, Basilea venne invasa da cinquantamila italiani e diecimila portoghesi, questo era il rapporto fra le due tifoserie. Quella juventina contava anche un gruppo di scalmanati e provocatori, presero a squarciare la rete di recinzione dietro la porta, lanciando anche pietre e bastoni. Il più idiota, addobbato in maglietta bianconera con il numero 2, entrò correndo sul campo mentre i calciatori si stavano riscaldando e andò ad abbracciare Scirea e Boniek e poi Gentile. Un gruppetto di fanatici restò appollaiato su un'alta struttura precaria, in legno, rischiando di precipitare.

I poliziotti svizzeri non furono immediatamente reattivi ma il clima festaiolo non comportava particolari preoccupazioni. Anche perché i tifosi portoghesi non minacciavano rappresaglie. Se fossero stati gli hooligans inglesi, sarebbe stata una strage. Come accadde l'anno dopo, all'Heysel, stessa atmosfera ma altro epilogo, nessun abbraccio ma la stretta della morte nella curva Zeta. L'Uefa non avvertì il segnale di allarme acceso al St.Jakob, la partita fu vinta 2 a 1 dalla Juventus che indossava una maglia giallo limone con pantaloncini e bordi blu, i colori della città di Torino. Il gol decisivo venne segnato da Boniek e quelli del Porto urlarono contro l'arbitro Prokop che, secondo loro, non si avvide di un galeotto colpo di mano del polacco.

Il momento della premiazione, mentre si era messo a piovere, fu agitato dal portiere portoghese Ze Beto che spinse con forza lo stesso Prokop e strappò di mano la bandierina a uno degli assistenti dell'arbitro. Il segretario generale del Porto dichiarò che il poliziotto-arbitro Prokop, insieme con i suoi collaboratori, aveva fatto rientro in Germania Est a bordo di tre vetture Fiat. La festa si concluse senza feriti ma lo stadio venne demolito nel '98.

Per la cronaca andrebbe registrata un'altra mezza sfida tra Juventus e Porto, avvenne per l'inaugurazione del Delle Alpi il 31 maggio del90, una mista Juve-Toro

affrontò il Porto per beneficenza, finì 4 a 3 ma si sono perse le tracce di quel pomeriggio, a parte i fischi e gli insulti nel minuto di silenzio per il Grande Torino e Gaetano Scirea. Ma è la bellezza del calcio. O no?

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