Nel giro di 24 ore abbiamo assistito a due partite dai poli opposti. Perché se al Do Dragao Porto e Inter hanno dato vita a una sfida con poco spettacolo e tanta tensione, a Madrid ieri sera è andata in scena una gara da palati fini, vinta dalla più forte.
Perché il Real ha dimostrato ancora una volta che la Champions è il suo habitat naturale e, quando sente quella musichetta, diventa quasi una squadra ingiocabile. Chiedere al Liverpool, che nove mesi fa perdeva la finale per 1 a 0, e ora esce dalla competizione con un complessivo di 6 a 2. Dunque, se da una parte non è azzardato ipotizzare la fine del ciclo Reds, con il cambio generazionale che già sta avvenendo sulle rive del Mersey, quello dei Blancos sembra possa dire ancora tanto, sebbene il carretto sia ancora tirato avanti dai soliti noti, su tutti Benzema, autore del gol, e Modric, che continua a fare quello che vuole con la palla tra i piedi. Per non parlare di Vinicius, che quando si accende spacca la partita.
Al Bernabeu è andata quindi in scena una gara decisamente apprezzabile, in cui, per la qualità degli interpreti e anche per il fatto che si giocava con mente libera, il livello estetico ne ha positivamente risentito. Le due squadre si sono affrontate a testa alta, provando la giocata divertendosi e facendo divertire, con gli spagnoli che, con il passare dei minuti, sono diventati padroni del campo.
Per i Reds, che avrebbero dovuto vincere con quattro gol di scarto, sarebbe servito qualcosa in più che un'impresa sportiva, cosa che lo stesso Klopp sapeva, come ammesso in conferenza: «Sono l'unico a credere che abbiamo possibilità, anche solo l'1 per cento». Ma neanche le quattro punte titolari hanno funzionato, perché, gira e rigira, alla fine a esultare è sempre il solito Carletto Ancelotti.
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