Roger, trionfo con lacrime. Ottava perla a Wimbledon

Lo svizzero batte Cilic e stacca Renshaw e Sampras. "Vincere a 40 anni? Dovrei restare 300 giorni in frigo..."

Roger, trionfo con lacrime. Ottava perla a Wimbledon

Ha pianto come la prima volta, era quattordici anni fa. E tutto è cambiato, tranne lui: l'immortale. Roger Federer ha vinto il suo diciannovesimo Slam, senza perdere neanche un set, battendo ancora una volta dei record: l'ottava volta sull'erba di Wimbledon è quella che lo rende come nessuno, più di Sampras, più di Renshaw. Così come il fatto che abbia 35 anni e 342 giorni, lo incorona come il campione più vecchio di Church Road, probabilmente il più grande.

La foto scattata giusto un anno fa sul Capo Centrale più amato del tennis, spiega l'immensità dell'ennesimo trionfo che quasi tutti pensavano ormai impossibile: Federer a pancia in giù sull'erba che si arrende a Raonic e agli acciacchi. Ieri invece è stato tutto diverso nella partita probabilmente più ingiusta per celebrare il traguardo di un Campione Assoluto: Marin Cilic, il suo avversario, si è arreso il tre set (6-3, 6-1, 6-4) travolto anche da un malanno al piede sinistro. Ed anche lui ad un certo punto è finito in lacrime, di rabbia, sulla sedia di un cambio di campo diventato l'annuncio di una sconfitta. Non poteva però finire così, e lo stesso Marin che nel 2014 battè lo svizzero della semifinale degli Us Open finendo poi per vincere il suo primo grande titolo - ha dimostrato la sua grandezza lottando anche contro se stesso, pure se sapeva che sarebbe stato tutto inutile per quel dolore «che non deve sminuire la vittoria di Roger» e che gli impediva gli spostamenti: «È quello che ho sempre fatto nella mia vita: non ho mai mollato. Non potevo farlo neanche questa volta». Applausi.

L'ovazione invece è stata tutta per il Re, con la famiglia Federer dai genitori, a Mirka di bianco vestita, fino ai quattro figli schierata nell'angolo riservato al team per onorare il figlio, il marito, il padre, il campione. Sono state lacrime anche in quel caso, «perché mentre Charlene e Myla cominciano a divertirsi a venire a vedermi, Leo e Lenny ancora non capiscono molto: di sicuro per ora a loro piace molto vedere questo campo d'erba...». Leo e Lenny che però ora forse cominciano a capire il mestiere del loro papà, un po' strano invero da raccontare a scuola eppure così conosciuto nel mondo. E allora, alla fine, il cerchio non poteva concludersi con l'eleganza di sempre, la compostezza nel sollevare ancora una volta quella coppa sulla quale l'orafo che tutti gli anni parte in auto dalla Polonia il giorno prima della finale, ha scritto ancora una volta il suo nome. Cominciando già un paio di colpi prima dell'ultimo. «Quasi non ci credo: otto volte... Se penso dov'ero un anno fa mi sembra tutto irreale, ma io non ho mai smesso di crederci. Questa è per la mia famiglia, per il mio team, per la Svizzera» ha concluso Federer.

Pensando magari a quelli (vero McEnroe?) sicuri, due Slam fa, che non ne avrebbe più vinto uno. Anche a loro Roger ha detto «spero di tornare l'anno prossimo. Vincere qui a 40 anni? Dovrei restare in frigo per 300 giorni e poi uscire per giocare a Wimbledon». E per tutti è suonata quasi come una minaccia.

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