Il week end perfetto di Monza inizia con l'annuncio di un giovane italiano che entra in Formula 1 dalla porta principale e si conclude con un non più giovanissimo monegasco che regala la vittoria per noi più importante. Kimi Antonelli ci avrebbe e si sarebbe regalato qualcosa in più se non fosse andato a sbattere al debutto per eccesso di talento, velocità, foga e giovinezza; però che diamine: accontentiamoci di un diciottenne che dall'anno prossimo guiderà la Mercedes che fu di Lewis Hamilton con tutta la fiducia che i grandi team riservano ai grandi talenti. Una cosa mai vista dalle nostre parti, visto che i precedenti di grandi team e piloti italiani si contano sulle dita di una mano e neppure tutte le dita. L'annuncio di Antonelli e la vittoria della Ferrari di Leclerc portano gioie. Entrambe rappresentano sentimenti simili, perché acerbe alla stessa maniera: sono infatti preludio di qualcos'altro che deve ancora avvenire. Kimi non dovrà tradire, la Ferrari dovrà continuare. Nel primo caso permane il sacrosanto dubbio che il ragazzo non dissattenda poi le aspettative; nel secondo che questa di Monza sia la meravigliosa puntata al tavolo del poker in cui la Rossa si è giocata tutto e dalla prossima corsa di Baku tornerà a perdersi nei problemi e in un rosso dalle sfumature grigiaste. Sia Antonelli che la Rossa vincente sono infatti scommesse: il ragazzo per il team tedesco, la vittoria di Charles per come è maturata. Ha scommesso il box decidendo per una sosta sola, ha scommesso Charles nel gestire le gomme dure come fossero di cristallo, ha scommesso Sainz nel proteggere e attardare fin dove ha potuto il duo McLaren. Adesso il sogno è che non si debba più scommettere o sperare e nulla sia più acerbo.
Il sogno è che un pilota italiano non manchi mai nella griglia perché è vergognoso che da anni non ce ne fosse uno, e il sogno è che la Ferrari torni stabilmente a fare la Ferrari. Kimi Antonelli aveva un anno quando la Rossa vinse l'ultimo mondiale.
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